28 luglio 2014

Quando a scrivere sono le seconde generazioni: “Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?”

Antonio Distefano, nato ventidue anni fa a Busto Arsizio, è l’autore di “Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?
È un ragazzo estremamente creativo e pieno di energia. Ama la letteratura, ma ancora di più scrivere, la musica e ha una stravagante passione per le caramelle. Oggi è in giro per l’Italia per presentare il suo primo libro, disponibile in libreria e gratuitamente su Amazone.
Antonio, in arte Nashy, ha origini Angolane anche se la sua famiglia ha vissuto più fasi d’emigrazione, che in parte hanno coinvolto anche lui.
“I miei genitori prima di arrivare in Italia sono emigrati in Congo, poi da Busto Arsizio ci siamo trasferiti a Cerignola in Puglia, per lavorare nei campi. Dopo quell’esperienza ci siamo stabiliti a Ravenna, città in cui tutto’ora vivo”.
“Dopo essermi diplomato ho iniziato a giocare a calcio e assieme a Nizar Gallal abbiamo dato vita a “Primavera Araba”, che oltre ad essere un percorso musicale è prima di tutto un progetto all’interno delle scuole in cui ci confrontiamo con gli studenti su diversi temi, tra cui le discriminazioni, l’integrazione e immigrazione”.
Traduce la sua fantasia in scrittura sin da quando era piccolo: “Quando si tornava a scuola dopo le vacanze estive bisognava sempre affrontare il tema delle vacanze, ma con la mia famiglia non viaggiavamo, è li che mettevo in moto la mia creatività”.
“Scrivere è sempre stato il mio sogno nel cassetto e questo libro era in cantiere da tempo. Quando scrivo mi sento meglio”.
“‘Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?’ l'ho scritto facendomi ispirare da quello che gira attorno alla mia vita. Dalle storie dei miei coetanei, della mia famiglia e dalla storia d’amore che ho vissuto con una ragazza italiana per un anno".
"La relazione con Benedetta è al centro del mio libro. Sono stato con lei per dodici mesi, di cui nove in clandestinità perché sono nero. In un certo senso questo libro è stata la risposta ad una sfida che mi lanciò la madre della mia ex ragazza, che io ho voluto cogliere inizialmente per dimostrare qualcosa a lei, ma mentre lo scrivevo ho capito che lo stavo scrivendo per me”.
Il libro di Antonio è autoprodotto ed è realizzato con una tecnica di scrittura molto originale, quella che lui definisce “facebookiana”.
“Non è un testo lineare, è come se fossero tanti post di Facebook, piccoli racconti, spezzoni del mio vissuto. Ogni volta invito i lettori a leggere i capitoli accompagnati da un preciso brano musicale, in modo che possano meglio comprendere il mio stato d’animo mentre scrivevo quel pezzo”.
“Questo è un libro che io ho scritto con tante persone. Mi capitava di scrivere la mattina dei post su facebook,  condividevo con altri i miei pensieri, quando tornavo a casa la sera leggevo i commenti, elaboravo il tutto e lo inserivo nel libro. Infatti è come se Antonio, il protagonista, parlasse sempre con qualcuno. La mia prima fonte d’ispirazione sono le persone e le loro storie”.
“Con ‘Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?’ sono voluto uscire dalla scatola piena di pregiudizi in cui mi avevano messo e l’ho fatto rompendo uno schema. Anziché parlare solo di razzismo o d’immigrazione,  ho parlato d’amore, una relazione complicata per via delle mie origini, ma pur sempre una storia d’amore”.
“Io mi sento italiano, ovviamente, ma non sono cresciuto da italiano. Le mie radici hanno influenzato la mia educazione, i miei principi e la mia attitudine nei confronti della vita. Credo che non sia importante dove uno nasce, ma la cosa più rilevante è come si cresce”.
Essere educati con più culture ti permette di fare cultura. Pensando ai grandi uomini e donne che hanno caratterizzato la storia dell’umanità erano in qualche moto diversi. Per me essere diversi ti permette di dare qualcosa in più”.
Nashy oltre a scrivere e a creare musica è anche documentarista e attraverso “La vita mentre cambia è già cambiata” racconta la sua quotidianità in attesa dell’uscita del suo libro. Attraverso questi brevi video si vede una realtà in cui essere nero, bianco o giallo non fa alcuna differenza.
“Credo che il nostro male più grande derivi da chi ci ha istruito. Ricordo con dispiacere la domanda che mi veniva fatta dalle mie maestre ‘ti senti più italiano o africano?’. Io non credo esista il razzismo penso che sia l’ignoranza la principale causa delle distanze che si creano tra le persone”.
“Oggi riuscire a raggiungere un traguardo, un obiettivo per noi figli di questa nuova Italia è doppiamente più difficile per via degli stereotipi che ci portiamo addosso. E’ come essere ad un gradino più basso rispetto ai tuoi coetanei e con ‘Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?’ è come aver scalato il podio”.