A seguito delle recenti proteste verificatesi in India, i cui riverberi sono ancora presenti, consigliamo la lettura dell'articolo di G. Sampath, dal titolo inequivocabile "It's not help, it's work". Nel testo l'autore condanna fermamente gli abusi che colpiscono le lavoratrici domestiche indiane, il cui lavoro ancora oggi non è riconosciuto.
L'India ha solo due leggi che, a fasi alterne, riconoscono il lavoro domestico: quella del 2008, sulla sicurezza sociale dei lavoratori non organizzati e la legge sulle vessazioni sessuali delle donne nei luoghi di lavoro.
Sampath evidenzia come il lavoro domestico sia un mercato troppo grande, che impiega numerose persone (si stimano 10 milioni di lavoratori, in prevalenza donne), per non essere regolamentato. Situazione resa ancor più incresciosa dall'aumento della disoccupazione nel Paese.
L'articolo ricorda inoltre che la Piattaforma Nazionale per i Lavoratori Domestici ha presentato, già nel 2016, un progetto di legge che chiede la registrazione obbligatoria del datore di lavoro e del dipendente presso la commissione distrettuale per la regolamentazione dei lavoratori domestici.