Come descritto nello studio “Situazione dei bambini migranti
attraverso il confine meridionale del Chiapas” sono molti i migranti
minori di 18 anni che lavorano una volta passato il confine tra Messico e
Guatemala: molte sono bambine, tra i 13 e i 17 anni, che vengono
assunte come lavoratrici domestiche.
In tutto il mondo sono circa 10,5 milioni i bambini e le bambine, al
di sotto dell’età minima legale di accesso al lavoro, che lavorano come
domestici in case private, in condizioni pericolose e a volte di
schiavitù. 6,5 milioni hanno tra i 5 e i 14 anni e in gran parte (oltre
il 71%) si tratta di bambine.
I dati sono riportati nell’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) Ending child labour in domestic work,
presentato il 12 giugno scorso a Ginevra in occasione della Giornata
mondiale contro il lavoro minorile, dedicata quest’anno al tema del
lavoro domestico.
Il rapporto denuncia le condizioni di lavoro disumane e le situazioni di pericolo a cui sono esposti questi bambini.
Minori invisibili, che lavorano in case private e svolgono mansioni
come pulire, stirare e cucinare, o si occupano di altri bambini o degli
anziani. Allontanati dalle loro famiglie, dipendono completamente dal
datore di lavoro, con il rischio di subire violenze fisiche,
psicologiche e sessuali.
Il fenomeno delle cosiddette “muchachas”, le lavoratrici
domestiche, purtroppo è diffuso in tutta l’America Centrale. Donne
adulte o minorenni, costrette a lavorare 7 giorni su 7 senza
contratto né previdenza sociale e a subire maltrattamenti fisici e
verbali, licenziamenti senza giusta causa, mancati pagamenti del
salario, minacce di denuncia alle autorità competenti per il loro status
di “clandestine”, molestie sessuali e discriminazioni.
Il documentario della regista salvadoregna Marcela Zamora – la stessa di Marie en tierra de nadie – dal titolo Las esclavas del servicio doméstico ritrae
perfettamente la vita di alcune “muchachas” salvadoregne, costellata da
continui abusi e umiliazioni da quando erano bambine: la stessa che
continuano a vivere altre donne come loro, la maggior parte delle quali
sono minori migranti, in fuga dalla povertà estrema.
Guarda il video (in spagnolo)
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