Due
associazioni femminili romane, Lipa (il nome è un acronimo di parole
slave) e NoDi (Nostri Diritti) hanno intervistato cento donne straniere
che lavorano in Italia come colf e badanti. Apprezzano la letteratura
italiana, ma la conoscenza di più lingue le favorisce nei confronti del
mondo della cultura ormai globalizzato
Che
gli italiani leggessero poco, o addirittura nulla, per quanto si
potesse intuire presi come siamo dai nostri smarthphone, ce lo aveva
rivelato pochi giorni fa l’Istat. Ma che colf e badanti di 27 Paesi del
mondo fossero divoratrici di libri, neanche ce l’aspettavamo. E invece
pare sia proprio così, secondo una ricerca ideata da Vinicio Ongini,
funzionario esperto di immigrazione del ministero dell’Interno, e
condotta dalle associazioni femminili Lipa (il nome è un acronimo di
parole slave) e Nostri Diritti (NoDi), dal titolo: “Così vicine, così
lontane. Tate, colf e badanti”. Cento le donne intervistate, in otto
Comuni della Provincia di Roma, come spiega Ongini: “Le abbiamo
raggiunte presso parrocchie, giardini pubblici, luoghi di socialità,
sportelli immigrazione”. Con una novità particolare. “per la prima volta
si è voluto indagare sui costumi e sui bisogni culturali, si è chiesto
loro se leggono libri, se usano Internet o meno e di cosa avrebbero
bisogno”. E i libri li leggono. Eccome.
I dati. Il
76,5% delle intervistate legge abitualmente, il 15,3% legge più di
venti libri all’anno. “È un segmento di lettrici forti - prosegue
Ongini, leggono più degli italiani e conoscono più lingue di noi”. Noi,
invece, registrava l’Istat, per il 60% non leggiamo più (quasi sei
cittadini su dieci). Per avere un quadro più chiaro, basti pensare che
in Italia i lettori forti con dodici o più libri letti all’anno
rappresenta il 14,5% del totale. Il 58,9% delle intervistate ha
affermato che nelle proprie terre d’origine leggeva di più, e
soprattutto che ora, in Italia, frequentano le biblioteche. Il 15% delle
intervistate ci va per prendere i libri in prestito, il 68% invece li
acquista, mentre ben l’8% li ottiene dai datori di lavoro. “I dati che
emergono dalla ricerca - dice Claudia Berni,
responsabile dell’ufficio Rete biblioteche della provincia di Roma - è
che le colf e badanti sono lettrici forti, che leggono dove e quando
possono, perché si portano dietro una tradizione di lettura e di uso
delle biblioteche”. Leggono di tutto e di più, e apprezzano la nostra
letteratura, come Umberto Eco, Alessandro Baricco, Italo Calvino, Gianni
Rodari. “Chiedono un orario più ampio di apertura delle biblioteche”
prosegue Claudia Berni, che esclama, “dovremmo farlo anche noi!”. Negli
scaffali delle loro piccole o grandi librerie si trovano anche tanti
autori stranieri, e non solo del Paese di provenienza. I loro gusti
letterari rispecchiano le possibilità globali che il mondo della
letteratura pone a loro disposizione. Così durante la ricerca sono
emersi alcuni tra i titoli preferiti, come Don Chisciotte. Leggono di
tutto anche perché, rispetto a noi, sanno anche più lingue e hanno
confidenza con la tecnologia: skype e facebook sono ottimi mezzi per
sentire più vicini i propri cari. Così, il 35% delle intervistate parla
un’altra lingua straniera e il 20% altre due o più lingue.
Una risorsa per il Paese. A
fare da apripista alla ricerca anche una mostra itinerante promossa
dalla Provincia di Roma e dal Sistema bibliotecario provinciale romano
nell’ambito del progetto Biblioteche del mondo che contiene oltre cento
documenti tra libri, romanzi, autobiografie, video, “una sorta di
viaggio dentro tutto ciò che racconta il mondo di badanti, colf e tate” -
dice Ongini. “Il progetto ci aiuta a vedere badanti e colf sotto
un’altra luce - prosegue Ongini - vicine perché dentro le famiglie e
perché ne intercettano i valori, ma lontane perché spesso percepite solo
come braccia. Invece sono portatrici di punti di vista, bisogni, sogni e
speranze. Una vera e propria risorsa per il Paese, interlocutori
qualificati per la società civile”. “Sono persone che spesso arrivano in
Italia con un titolo di studio più elevato e questo può spiegare anche
la scelta delle letture personali” commenta Raffaella Maioni,
responsabile delle Acli Colf. “Infatti anche presso di noi si informano
molto dei loro diritti e doveri. Molte lavoratrici che si rivolgono ai
nostri sportelli ci chiedono di fare corsi di formazione. C’è desiderio
di migliorare le proprie competenze. Insomma, c’è voglia di integrarsi
per bene”. A partire dai classici. Quelli che forse noi abbiamo
accatastato nelle nostre biblioteche personali. Impolverati.