Mercoledì
16 marzo, presso CasAcli a Roma, la nostra associazione Acli Colf ha
partecipato ad un incontro promosso dal PATACLI. L'incontro con Nicola Savioli,
presidente del Patronato Acli in Moldova, ha dato avvio ad un percorso di
formazione sui temi dei diritti previdenziali per i cittadini che tornano in
Moldavia.
All'appuntamento, rivolto a operatori di PatAcli e a funzionari del CNAS moldavo (equivalente del nostro Inps), era presente anche l'ambasciatrice moldava Stela Stinglaci ed il dott. Antonio Bencinvenga
dell'INPS. Raffaella Maioni, responsabile nazionale delle Acli Colf ha portato
l'esperienza della categoria e i numerosi problemi che ancora interessano molte
delle lavoratrici impegnate in questo lavoro.
La maggioranza sono infatti donne che provengono dall’Europa dell’Est (circa 413mila) ovvero quasi la metà di tutto il settore che presenta ancora sacche di sfruttamento, irregolarità, lavoro sommerso. In particolare è stata affermata la necessità di una maggiore regolarità contrattuale affinchè queste lavoratrici abbiano un futuro previdenziale.
Lo studio condotta dall'ILO e uscito in questi giorni, infatti, ci dice che sono 67 milioni i lavoratori domestici, 11.5 milioni sono migranti e 60 milioni non hanno protezione sociale. Una percentuale che in Italia sfiora il 60% dei quasi 900mila lavoratori impiegati nel settore. Per tale motivo diventa prioritario affrontare questo problema, onde scongiurare l’aumento della povertà delle donne, investire dunque in questo settore e promuovendono anche la parità di genere.
La maggioranza sono infatti donne che provengono dall’Europa dell’Est (circa 413mila) ovvero quasi la metà di tutto il settore che presenta ancora sacche di sfruttamento, irregolarità, lavoro sommerso. In particolare è stata affermata la necessità di una maggiore regolarità contrattuale affinchè queste lavoratrici abbiano un futuro previdenziale.
Lo studio condotta dall'ILO e uscito in questi giorni, infatti, ci dice che sono 67 milioni i lavoratori domestici, 11.5 milioni sono migranti e 60 milioni non hanno protezione sociale. Una percentuale che in Italia sfiora il 60% dei quasi 900mila lavoratori impiegati nel settore. Per tale motivo diventa prioritario affrontare questo problema, onde scongiurare l’aumento della povertà delle donne, investire dunque in questo settore e promuovendono anche la parità di genere.
La Responsabile Acli Colf ha inoltre ribadito che non solo
l’associazione da anni si batte perché le lavoratrici abbiano conoscenza dei
propri diritti e coscienza del lavoro chiamato a svolgere, ma anche perché pure
altri Paesi, oltre l’Italia, sottoscrivano la convenzione ILO, in una logica
transnazionale di promozione dei diritti e di tutela del lavoro, che ha visto
da sempre le Acli Colf in prima linea.