Viene confermato il bonus
Irpef di 80 euro al mese, 640 euro all’anno, per i lavoratori dipendenti e i
collaboratori assimilati che hanno un reddito tra 8mila e 24mila euro
all’anno. Il bonus Irpef da 80 euro al mese sarà erogato dunque a chi ha
lavorato nel corso di tutto il 2014, mentre chi ha lavorato solo 10 mesi avrà
come bonus 533 euro circa, 320 euro invece per chi ha lavorato 6 mesi e così
via. A beneficiare del bonus Irpef dovrebbero essere tutti i percettori di
redditi di lavoro dipendente, sia pubblici che privati, co.co.co., co.co.pro.,
tirocinanti e stagisti, nonché lavoratori socialmente utili e sacerdoti. Il
reddito su cui si calcola il bonus non deve essere superiore a 26mila euro, ma
compreso tra 8.000,01 e 24.000. Da 24.001 fino a 26.000 il bonus decresce
fino a zero. La somma verrà versata in busta paga dai datori di lavoro che
agiscono come sostituti di imposta, già dalla retribuzione di maggio.
Rimangono fuori dal
bonus Irpef i pensionati, le partite Iva, i collaboratori domestici e
soprattutto gli incapienti, vale a dire tutte quelle persone che percepiscono
sì un reddito, ma che si attestano al di sotto della soglia degli 8.000 euro
annui e di conseguenza non hanno abbastanza “capienza” per includere l’imposta
da pagare. In altri termini, pur avendo un reddito, si collocano comunque in
una fascia esente da tassazione.
A dire il vero, di tutte
queste categorie escluse dal bonus, sono proprio i 4 milioni di incapienti
quelli che hanno (o avrebbero) la reale possibilità di rientrarvi in un secondo
momento, attraverso la raccolta di ulteriori risorse che servirebbero a
finanziare l’eventuale credito loro destinato. L’inclusione potrebbe dunque
essere decisa dal Parlamento durante la fase di conversione in legge del
decreto, oppure attraverso provvedimenti esterni al testo. Qualche speranza c’è
anche per le colf e le badanti, penalizzate dal fatto che il decreto, per come
è adesso, prevede che siano i datori di lavoro ad anticipare il credito degli
80 euro direttamente in busta paga, quindi attraverso il ricalcolo delle
ritenute.
Chi dunque svolge un
servizio domestico, pur essendo provvisto di un datore di lavoro, non subisce
ritenute proprio perché quel datore di lavoro non è un’azienda obbligata a effettuarle. L’unica
soluzione, in questo senso, potrebbe essere quella di applicare il bonus al
momento della consegna del 730.
Spiragli, infine, ve ne
sono anche per le partite Iva, mentre per i pensionati, al momento, non c’è
nessuna prospettiva di inclusione.
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- Incapienti e pensionati fuori dal bonus)
Ci chiediamo se non poteva
essere fatto di più a sostegno del settore domestico che impiega circa un
milione di lavoratori che dovranno attendere un anno per vedersi riconoscere un
diritto che avrebbero al pari dei colleghi di altri settori professionali.
In più dobbiamo riconoscere
che il lavoro domestico, e in particolare l’assistenza familiare, è oggi
colonna portante del nostro welfare.
Ci aspettiamo dunque che il
governo Renzi lavori per dare maggiori garanzie al lavoro domestico e di cura,
a favore tanto di chi cura, che di chi viene curato, attraverso chiare azioni
di riconoscimento dei diritti per la categoria - al pari di altri lavori
dipendenti - e concreti sostegni alle famiglie che, spesso sole, si trovano a
far fronte ai nuovi bisogni di assistenza.