Devo
assumere una baby sitter per accudire i miei due bambini di 5 e 6 anni. Ho
saputo che devo chiedere una certificazione in Tribunale. Di che cosa si
tratta?
Il 7
aprile è entrato in vigore il Dlgs 39/2014 relativo alla lotta contro l’abuso e
lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, cosiddetta norma
“antipedofilia”, che recepisce la Direttiva
Comunitaria 2011/93/UE.
La
norma prevede per i “datori di lavoro”, che intendono impiegare una persona
nello svolgimento di attività professionali, che comportano, per le mansioni
affidate, contatti diretti e regolari con i minori, l’obbligo di richiedere il
certificato penale del casellario giudiziale prima di procedere alla stipula
del contratto di lavoro, onde verificare che la stessa non abbia riportato
condanne per reati di pedofilia o comunque misure interdittive all’esercizio di
attività che comportino contatti diretti con minori.
Sono
previste anche sanzioni molto salate per i datori di lavoro che non ottemperano
a questo obbligo, prevedendo una sanzione amministrativa pecuniaria da €
10.000,00 a € 15.000,00.
Si
tratta di una norma che ha gettato forte scompiglio tra le associazioni datoriali
del lavoro domestico, che da più parti hanno rilevato come la norma avrebbe
creato pesanti difficoltà alle famiglie generando sia la paralisi delle
assunzioni che il ricorso al lavoro nero.
Fonti
del ministero della Giustizia hanno chiarito che la norma, in primo luogo non è sicuramente retroattiva, e quindi
non investe i lavoratori già in servizio alla data di entrata in vigore della
normativa, ma soprattutto che comunque non
investe i datori di lavoro domestico, in ragione della natura privatistica
di tale rapporto di lavoro.
Quindi per babysitter e colf non andrà
chiesto alcun certificato, anche se si attende una comunicazione ufficiale,
magari con circolare esplicativa del Ministero, che ancora manca.
In attesa
della conferma ufficiale dell’esclusione del lavoro domestico dall'ambito
applicativo della normativa ad oggi è opportuno far firmare alla lavoratrice che si
intende assumere un’autocertificazione in cui si afferma di non aver riportato
condanne né misure interdittive per reati contro i minori (prostituzione
minorile, pornografia minorile, pornografia virtuale, turismo sessuale e
adescamento dei minorenni).