1 ottobre 2012, siamo a metà del tempo utile per presentare le domande per regolarizzare la posizione lavorativa di quei cittadini che stanno già svolgendo un'attività all'interno del mercato sommerso e che sono presenti, seppur irregolarmente, nel nostro Paese.
Ad oggi, rileviamo che le domande presentate sia inferiori alle stime presunte, e dunque come questa si sita rilevando una ‘tiepida sanatoria’.
Ad oggi, rileviamo che le domande presentate sia inferiori alle stime presunte, e dunque come questa si sita rilevando una ‘tiepida sanatoria’.
Parlare di sanatoria non piace, ma anche utilizzando il
termine regolarizzazione, il risultato non cambia: il provvedimento che dovrebbe far emergere il lavoro
sommerso e l’irregolarità non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche in
termini di presenza irregolare in Italia, sanando la posizione di chi si trova senza
permesso di soggiorno, sembra non dare i risultati sperati.
Guardando ai numeri vediamo che delle sole ca. 32mila
domande inviate, ca. 28mila si riferiscono al lavoro di collaborazione
domestico/familiare. Sono poche dunque le richieste per lavoratori subordinati occupati
in altri settore del mondo del lavoro.
Avevamo già rilevato che a differenze di altre regolarizzazioni/sanatorie,
non vi era stata una “corsa per mettersi in regolare": sia i datori di lavoro che i lavoratori si
sono dimostrati più ‘tiepidi’, più dubbiosi, meno propensi a pagare per
dare riconoscimento ad un lavoro oggi percepito come insicuro.
Ovviamente la crisi e le difficoltà economiche delle
famiglie per l'assunzione di colf o assistenti familiari, ma anche le criticità
che vivono le piccole e grandi aziende, stanno producendo i loro frutti, in
termini non solo di riduzione di reddito, ma di insicurezza per le
prospettive future.
Quindi, non presumendo possibili miglioramenti nel breve
periodo, si preferisce rimanere in attesa ... "aspettiamo finché le cose
andranno meglio"... e nell'attesa si ha paura di regolarizzare e di
investire.
E proprio investire
1.ooo,oo euro a fondo perduto, al tempo della crisi, sembra per molti qualcosa
di irragionevole, soprattutto per chi ha bisogno di un'assistente familiare
per reali motivi di salute e non ha consistenti risorse economiche, per chi fa
fatica ad arrivare a fine mese e si sente chiedere uno sforzo maggiore in nome
della legalità, mentre vede intorno a sé gli sprechi, i clientelismi e le
ingiustizie che vengono perpetrate nel suo paese.
Cosa succederà dunque a chi non potrà permettersi di pagare? chi
pagherà questa somma per 'essere regolare'? su di chi peseranno di più i costi della regolarizzazione?
Ed è così che lavoratrici e lavoratori si trovano spesso a pagare
il prezzo più alto di una situazione economica difficile: su di essi, sui più
deboli, vengono scaricate responsabilità, difficoltà, tensioni, ingiustizie.
Ci auguriamo che vengano promossi strumenti di supporto per
le famiglie bisognose, per gli anziani soli, per le aziende che vogliono investire
in qualità del lavoro, in risorse umane per promuovere la qualità della cura
nel lavoro, qualunque esso sia, per dare dignità al lavoro ovvero, tanto ai
lavoratori che ai datori di lavoro, ripensando al lavoro come vero bene comune
del nostro paese, come espressione di rapporti fiduciari che valorizzano la vita dei suoi cittadini.
Intanto il Tavolo immigrazione, organismo che riunisce Acli,
Arci, Asgi, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cisl, Comunità Di S.Egidio,
Fcei, Sei Ugl e Uil, lanciano un appello a Governo e Parlamento per correggere
la regolarizzazione, che così com’è rischia di non raggiungere il suo obiettivo
e "continua a danneggiare l’economia reale e la dignità degli stessi
lavoratori"