Il Coordinamento Donne Acli per l'8 marzo propone una riflessione su “Le donne al lavoro per l’Italia”
Lo slogan ed il manifesto per la giornata dell’8 marzo di quest’anno intendono sottolineare i benefici sociali della partecipazione femminile al mondo del lavoro. Benefici che non sono solo economici, dunque, ma anche di progresso civile e sociale per l’intera comunità nazionale. Questo è quanto ci racconta la storia del nostro Paese, nell’anno in cui si celebra il 150° anniversario della sua Unità, evidenziando il contributo decisivo che le donne hanno dato alla nascita e all’affermazione dell’Italia unita e democratica. E anche alla sua rinascita civile nella tragica circostanza della Seconda Guerra Mondiale. La Resistenza rappresenta, infatti, la fase in cui nascono e si sviluppano le premesse per la genesi della Costituzione e della Repubblica democratica e le donne partecipano da protagoniste a questo momento decisivo della storia italiana.
E’ un fatto inedito, che non ha precedenti: la partecipazione femminile non è più limitata ad una élite intellettuale e culturale del Paese, com’era avvenuto durante il Risorgimento; si tratta invece di un fatto diffuso, realmente di massa, al quale le donne cattoliche danno un apporto sostanziale. Le donne svolgono un fondamentale ruolo di organizzazione e di supporto all’azione partigiana: sono loro che raccolgono gli alimenti, le munizioni, le informazioni, svolgendo un’essenziale funzione di collegamento tra le brigate partigiane, con base nelle campagne e in montagna, e la città. Un ruolo che forse non è stato adeguatamente riconosciuto.
E’ un fatto inedito, che non ha precedenti: la partecipazione femminile non è più limitata ad una élite intellettuale e culturale del Paese, com’era avvenuto durante il Risorgimento; si tratta invece di un fatto diffuso, realmente di massa, al quale le donne cattoliche danno un apporto sostanziale. Le donne svolgono un fondamentale ruolo di organizzazione e di supporto all’azione partigiana: sono loro che raccolgono gli alimenti, le munizioni, le informazioni, svolgendo un’essenziale funzione di collegamento tra le brigate partigiane, con base nelle campagne e in montagna, e la città. Un ruolo che forse non è stato adeguatamente riconosciuto.
Per comprendere come il contributo femminile si trovi saldamente alle radici dell’esperienza democratica e repubblicana dell’Italia di nuovo unita dopo il secondo conflitto mondiale e, contemporaneamente, all’origine della storia della nostra associazione, basta ricordare qualche nome: ad esempio quello di Maria Federici Agamben, che fu a lungo una delegata nazionale delle ACLI. Laureata in lettere ed insegnante, aveva partecipato alla Resistenza e nel 1946 fu tra le ventuno donne elette all’Assemblea Costituente. Nel 1948 fu poi eletta alla Camera dei Deputati, dove si interessò, tra l’altro, di lavoro, disoccupazione e previdenza sociale. Oppure anche quello di Tina Anselmi, attivamente impegnata nella Resistenza e poi nella vita del partito della Democrazia Cristiana. Laureata in lettere, è stata insegnante e sindacalista. Nel 1968 entrò in Parlamento e nel suo lungo mandato di deputata, che durò fino al 1992, ha fatto, tra l’altro, parte della Commissione Lavoro e Previdenza sociale, divenendo poi Ministro dell’omonimo dicastero nel 1976 e primo Ministro donna in Italia. A lei si deve anche la prima legge sulle Pari Opportunità del nostro Paese.
Il lavoro è fondamento dell’esperienza democratica, volano che consente di uscire dal bisogno materiale, ma, specie per le donne, anche strumento di partecipazione ed emancipazione sociale, leva che consente innovazione culturale, che crea capitale sociale, che accresce l’autostima, che permette crescita personale e collettiva.
È per questo che la mancanza di lavoro femminile è causa di povertà, non solo economica, per le donne, ma ancor più è motivo di impoverimento economico, culturale e civile per tutta la collettività.
Oltre al contributo alla ricchezza del Paese l’interazione tra donne e lavoro ha dato luogo e dà luogo a risultati che possono trasformare tutta la società. È sotto gli occhi di tutti quanto la donna al lavoro stia modificando l’organizzazione sociale e del lavoro rendendola più rispettosa delle esigenze delle persone, della società, dell’ambiente, semplicemente portandovi dentro la propria esperienza femminile. Si può, dunque, affermare che la partecipazione femminile al mondo del lavoro porti in questo elementi culturali innovativi, una sensibilità altra e complementare, introducendo valori nuovi nella vecchia cultura del lavoro.
Senza contare il prezioso lavoro svolto da sempre dalle donne nel sociale, in tante organizzazioni come la nostra, dove grazie alla cura di legami e relazioni ogni giorno esse rinnovano la trama del tessuto sociale, favorendone la coesione e la tenuta. Opera indispensabile per contrastare il declino economico, sociale e culturale del Paese. Queste donne, cui va il nostro particolare pensiero, come la Marta biblica intendono il lavoro come servizio utile e necessario per la comune dignità di uomini e donne.
Tutto ciò senza trascurare che quando si tratta di lavoro femminile ci si riferisce, in realtà, ai molteplici lavori che le donne svolgono sia in casa che fuori, più o meno retribuiti, più o meno riconosciuti…
Del resto il lavoro ha assunto per le donne un indubbio valore, non solo per la pur importante autonomia economica, ma anche per lo stile di vita, più orientato socialmente. Il lavoro ha, infatti, un’altra importante funzione: consente di diventare soggetto, non solo economico, ma anche politico, capace di scelte e di esercizio di responsabilità. La donna che è messa in condizione di sperimentare il lavoro (anche quello politico) riesce a penetrare nella complessità sociale del presente, a decodificarla e declinarla secondo una visione di genere, ad essere agente di cambiamento sociale; insomma, a fare la propria, specifica parte.
Certo non ci nascondiamo le difficoltà ancora esistenti: le donne sono tuttora le più discriminate nell’accesso al lavoro, nel trattamento contrattuale e nei percorsi di carriera. E tuttavia sono pronte ad investire i propri talenti, a mettere in gioco risorse personali e situazionali. Partecipare e lavorare per il bene del Paese è un’aspirazione che nelle donne, malgrado gli ostacoli e i modelli fuorvianti proposti dalla tv, non è ancora sopita.
Per questo, come donne delle Acli, ci proponiamo di promuovere un dibattito che consenta una riflessione più complessiva sul ruolo che la risorsa femminile riveste nell’ambito della società. Anche noi ci sentiamo, come la nostra associazione, “vocate al lavoro”, più che mai nell’anno in cui il lavoro è tema centrale del pensiero e dell’azione associativi. Intendiamo, quindi, lavorare affinché sempre più e meglio questo mondo sappia accogliere e valorizzare l’elemento femminile. Nell’anno dell’anniversario dell’Italia unita, metteremo in luce quanto le donne hanno fatto per rendere più umano e dignitoso il nostro Paese ed il mondo del lavoro, più capaci entrambi di accogliere le diversità e la persona nella sua interezza, con i suoi compiti di cura ed il suo ruolo riproduttivo della vita umana e sociale.
Coordinamento Donne