30 marzo 2011

Donne migranti e bisogni di cura delle famiglie

 di Raffaella Maioni

I processi migratori non sono un inedito contemporaneo, eppure oggi, a causa delle loro caratteristiche, entità e composizione, richiedono strumenti di analisi specifici. Migliaia di individui sono spinti a migrare per motivazioni di natura personale, famigliare, per cercare condizioni di vita migliori, a causa di persecuzioni, guerre, carestie o disastri ambientali.
Nonostante le migrazioni maggiori siano quelle interne, il numero dei migranti a livello internazionale raggiunge circa i 200 milioni di persone.[1] In merito alla composizione delle migrazioni, è interessante sottolineare come le donne compongano oggi in modo significativo il flusso di persone migranti: numerose analisi e studi si stanno occupando nello specifico della geografia attuale delle migrazioni femminili, una migrazione importante, non più legata ai ricongiungimenti familiari e quindi al seguito di una migrazione maschile[2].

A partire dagli anni ottanta ad oggi, si è infatti assistito ad un aumento delle migrazioni internazionali femminili tanto da poter parlare di femminilizzazione delle migrazioni. Sono donne sole, sposate, vedove[3], generalmente con buoni livelli di istruzione che lasciano il proprio paese e iniziano un progetto migratorio autonomo: esse costituiscono circa la metà dei flussi migratori internazionali
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