Si è tenuto
a Roma il 16 giugno, in occasione del 6°
anniversario dell’adozione da parte dell’ILO della Convenzione Internazionale
sulle lavoratrici e lavoratori domestici del 2011, il Convegno promosso dalle Acli Colf in collaborazione con Caritas
Internationalis, presso la Casa Internazionale delle Donne.
Il convegno
ha voluto porre l’attenzione sul lavoro domestico la cui dignità comincia
proprio dal suo riconoscimento come vero lavoro.
“Le Acli Colf - ribadisce Raffaella
Maioni, Responsabile Nazionale Acli Colf, -
da sempre lottano affinché il lavoro domestico sia riconosciuto al pari delle
altre professioni. E’ un vero lavoro e così deve essere trattato. Sappiamo che
anche le famiglie datrici di lavoro hanno spesso difficoltà perché sono magari
persone sole, anziane. Ma questo non può tradursi nello sfruttamento di una
categoria che oggi sostiene il welfare di cura in Italia. Ci vogliono più
servizi, più legalità, più reti di cura in cui anche il pubblico faccia la sua
parte. Basta lasciare lavoratrici e famiglie e da soli! E’ importante che anche
i sindacati si diano da fare per aiutare di più questa categoria!”.
Anche il contributo del dott. Lorenzo Gasparrini, Presidente di Cassa Colf e Segretario generale di Domina, ha sollecitato una politica economica seria di medio e lungo periodo che prevedeva la possibilità di portare in deduzione non solo una parte dei contributi, ma l'intero costo del lavoro, complessivo di retribuzioni e contributi.
Durante il
convegno si è fatto anche il punto rispetto alle trasformazioni del lavoro
domestico e di cura, a partire dall’intervento della professoressa Sarti, incentrato
a chiarire cosa sia realmente accaduto negli ultimi anni in cui il settore
della cura si è progressivamente espanso e dove la crisi economica, da un lato,
ha messo in difficoltà numerose famiglie e, dall’altra, ha indotto molte
italiane a ritornare a fare le badanti.
In
particolare il dott. Rocco Lauria, dirigente INPS, ha fornito l’aggiornamento
2017 dei dati del settore domestico in Italia confermando la femminilizzazione del settore, il trend di
aumento delle donne italiane in questo settore, la diminuzione delle colf
rispetto alla tenuta invece del lavoro di assistenza alla persona.
E' emerso dunque che il totale dei lavoratori domestici registrati all'INPS nel 2016 sono stati 866.747 con un decremento del -3,2% (-27366) rispetto al 2015.
Nel biennio 2015/2016 le assistenti familiari/badanti passano da 379.326 a 379.046. Le colf da 514.304 a 487.272.
Nel triennio 2014–2016 si registra
un decremento degli stranieri (-3%), pari a
650.358, con un aumento invece degli
italiani (+1%) che risultano essere 216.813. Rispetto al valore totale le donne raggiungono la percentuale più
elevata considerando gli ultimi sei anni, ovvero l’88% (763.880), mentre gli uomini
si fermano all’11,9% (102.867). Tra
i paesi più rappresentativi, l’Europa dell’Est si conferma la zona geografica
da cui proviene quasi la metà dei lavoratori stranieri, con 391.800 lavoratori,
pari al 45,2%. Segue l’Italia con 216.389, quindi le Filippine (70.375) e
l’America del Sud (60.167). Sarebbe interessante approfondire alcuni aspetti
comprendendo il dato dell’aumento delle italiane, ovvero se sono “nuove
cittadine italiane” oppure donne che hanno ottenuto la cittadinanza italiana.
Maria Capozzi
delle Acli Colf di Torino, colf da trent’anni, è intervenuta sottolineando come
anche per le italiane sia difficile far valere i propri diritti “Non è facile – dice Capozzi – farsi rispettare. E’ da trent’anni che
faccio la colf, ma dobbiamo sempre stare attente anche quando semplicemente
chiediamo i nostri diritti. Ogni volta che cambiamo famiglia, datore di lavoro,
cominciamo sempre tutto daccapo e la nostra professionalità non viene
riconosciuta”.
Tatiana
Nogailic (AssoMoldave) e Svetlana Kovalska (Presidente Associazione Donne
Ucraine in Italia) hanno evidenziato come oltre al mancato riconoscimento dei
diritti, le lavoratrici straniere soffrano la lontananza dal proprio paese e dalle
proprie famiglie, dando origine a nuovi problemi come i Children left behind, e la Sindrome
italiana. “Ringraziamo l’Italia per averci accolte e per quello che ci ha dato
– afferma Nogailic – ma il nostro paese
ci manca. Siamo state costrette ad andare via, la nostalgia non ci abbandona
mai. Allo stesso tempo il nostro paese non ci aiuta, c’è molta corruzione.
Viviamo tante sofferenze”. E continua Kovalska: “Come donne, come mamme, mogli, figlie, il senso di colpa è sempre
presente. Vorremmo fare di più per i nostri cari. Per questo cerchiamo di
lavorare sempre tanto per mandare i soldi a casa. Purtroppo tante lavoratrici
non riescono neanche ad andare dal medico, fare prevenzione e curarsi perché devono lavorare. Questo è un grave
problema, come testimoniato dalle percentuali sui tumori, che colpiscono molte
delle nostre connazionali lavoratrici domestiche”.
Maria Suelzu
di Caritas Internationalis ha invece posto l’accento sulla condizione delle
lavoratrici e lavoratori domestici a livello internazionale, dove permangono
situazioni di forte sfruttamento fin da giovanissimi. Questo tema è stato affrontato
anche da Leeza, di Caritas India, che, nel descrivere la difficile condizione
dei lavoratori domestici indiani, ha portato l’esempio di una ragazza di 18
anni suicidatasi dopo anni di schiavitù all’interno di una famiglia. La buona
notizia è che in India si sta preparando una prima bozza di legge quadro per
regolamentare il settore. Ci vorrà del tempo, ma questo dà una nuova speranza.
Anche se spesso siamo concentrati
sulle emergenze umanitarie – afferma Oliviero Forti, Responsabile Immigrazione di Caritas Italiana – oggi bisogna riconoscere come anche in
maniera più silente vi siano forme di schiavitù e abusi che passano attraverso
questo lavoro di cui dovremmo occuparci in maniera maggiore”.
Riprende
questo argomento rilanciando l’importanza che i lavoratori domestici si
organizzino sempre più e si facciano promotori delle battaglie per i loro
diritti, Elizabeth Tang, Segretaria Generale dell’International Domestic
Workers Federation. “Organizzarsi in una
federazione internazionale – dice Tang – è stato importante per promuovere i movimenti di base e per rendere
effettiva la Convenzione ILO 189 che non deve essere solo un pezzo di carta, ma
deve favorire leggi e normative a livello nazionale soprattutto in quei paesi
dove i lavoratori domestici non possono neanche organizzarsi in forme
associative o sindacali”
Le Acli Colf
in questa giornata hanno annunciato ufficialmente il loro ingresso nell’IDWF
per promuovere insieme ad altre 61 organizzazioni a livello mondiale e ad oltre
500mila lavoratrici e lavoratori affiliati, i diritti e la dignità per quasi 2
milioni di lavoratrici e lavoratori domestici e di cura presenti in Italia e per
i 67 milioni a livello mondiale.
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