Anche in Colombia si alzano le voci di protesta per chiedere la tutela dei diritti delle lavoratrici domestiche. Sebbene questo Paese, rispetto ad altri dell'America Latina e dei Caraibi, abbia una delle leggi più progressiste (la 1595 del 2012) che prevede il pagamento minimo mensile e l'adesione alla sicurezza sociale, permangono ancora dei forti squilibri: ad esempio, quanti operano nell'ambito del settore di cura sono tenuti a dieci ore giornaliere, contro le otto degli altri lavoratori colombiani.
La Corte Costituzionale colombiana ha riconosciuto la forte vulnerabilità dei lavoratori impiegati nei servizi domestici: questo grazie anche all'impegno di persone come Maria Roa Borja, Presidente dell'Unione dei Lavoratori domestici, da tempo impegnata per difendere i diritti delle oltre 750.000 donne attive nel settore domestico, spesso ridotte in stato di schiavitù e con degli oggettivi impedimenti ad accedere alle prestazioni sociali.