Roma –Colf, “badanti” e babysitter hanno diritto a condizioni
di lavoro dignitose. Un’affermazione solo apparentemente scontata, se si
considera che in molti Paesi del mondo vivono recluse nelle case come schiave,
a disposizione ventiquattrore su ventiquattro per sette gironi alle settimane,
pagate in natura, vittime di molestie e angherie da parte dei datori di lavoro.
E anche in Paesi come l’Italia, dove la legge le tutela, non hanno comunque
tutti i diritti degli altri lavoratori.
È per combattere queste situazioni che è nata la
convenzione dell’International Labour Organization per il lavoro domestico
dignitoso (ILO 189), entrata ufficialmente in vigore il 5 settembre. “Un
segnale potente per oltre 50 milioni di lavoratori domestici nel mondo.
Spero sia anche un segnale per tutti i Paesi membri
dell’Ilo e che vedremo presto sempre più paesi che di impegnano a proteggere i
diritti dei lavoratori domestici” ha commentato Manuela Tomei, direttrice del
Working Conditions and Equality Department dell’ILO.
Il testo della convenzione è composto da
ventisette articoli. Ribadiscono quelli che a un italiano possono sembrare
concetti basilari, come il divieto del lavoro forzato o minorile, la libertà di
associazione, il no a violenza e discriminazioni o il diritto al riposo, ma
toccano anche aspetti più puntuali del rapporto di lavoro, prevedendo, ad esempio che il contratto sia
messo per iscritto.
Fino ad oggi, otto membri dell’Ilo hanno ratificato
la convenzione. Sono Bolivia, Mauritius, Nicaragua, Paraguay, Philippines,
South Africa, Uruguay e l’ Italia, unico membro dell’Ue ad aver fatto questo
passo, lo scorso gennaio. Preso un impegno, il nostro Paese dovrà
rispettarlo, adeguando a quei ventisette articoli la sua legislazione.
Le ricadute potrebbero essere più di una, ad
esempio per la tutela della maternità. Per tutte le lavoratrici, in Italia,
vige il divieto di licenziamento fino a un anno dopo il parto. Una regola che
non vale non vale solo per colf, badanti e babysitter, anche se con il rinnovo del contratto collettivo i
sindacati Cigl Cisl e Uil sono riusciti a strappare per le neomamme almeno un
raddoppio dei termini di preavviso di licenziamento.
(dal portale
Stranieriinitalia.it)