La storia delle domestiche ecuadoregne costrette a subire abusi.
Da quando aveva cinque anni Victoria Jiménez sa perfettamente sbrigare tutte le faccende di casa, come una piccola donna.
Lavare, pulire e cucinare sono diventati gesti quotidiani, come prendersi cura dei suoi nove fratelli.
Quando
aveva 12 anni la mamma l’ha accompagnata a casa di una sarta, perché
potesse lavorare come donna di servizio in cambio di qualche vestito.
Invece (...)
Invece, Victoria è andata incontro a una realtà fatta di abusi. “Quando l’ uomo cominciava a toccarmi, io non potevo più dormire – racconta Victoria tra le lacrime – tenevo gli occhi aperti per fargli capire che sapevo cosa stava succedendo. Stavo sveglia per proteggere la mia sorellina”.
VENT’ ANNI DI ABUSI - La storia di Victoria, raccontata dal Guardian, è solo una delle tante storie di abusi di cui sono vittime milioni di donne in tutta l’ America Latina, donne che lavorano a servizio di famiglie facoltose, e che sono costrette a subire violenze fisiche e sessuali dai membri della famiglia presso cui abitano. Victoria, che ora ha 39 anni, ha trascorso due decenni stretta nella morsa della violenza, per poi trovare aiuto nella Association of Paid Domestic Workers di Guayaquil (Ecuador) che l’ ha strappata al suo destino offrendole sostegno e cure mediche adeguate. “Ho tentato di uccidermi. Mi sentivo depressa e spaventata, come se non valessi niente, come se fosse tutta colpa mia – racconta – Mi sentivo come se non potessi nemmeno far sentire la mia voce”.
TABÙ CULTURALI - Sarebbero più di 14 milioni, sparse in tutta l’ America Latina, le donne di servizio costrette a subire violenze e abusi: un problema culturale che ha svegliato molte coscienze. “In privato tutti ne parlano, ma portare il problema all’ attenzione del pubblico è una specie di tabù. Le collaboratrici domestiche sono donne che nutrono un forte amore verso le famiglie cui prestano servizio – spiega Sofia Sprechmann, direttrice del CARE International program a Quito – Per questo è così complicato: è un lavoro che ti coinvolge anche sul piano emozionale ed è per questo che è più facile finire vittime di abusi”. Abusi che, anche da un punto di vista formale, spesso sono difficili da identificare, perché non vengono denunciati. Secondo le statistiche sono molti i ragazzini che hanno il loro primo rapporto sessuale proprio con la domestica che vive in casa loro. Ma gli abusi non riguardano solo la sfera sessuale: le domestiche possono essere chiuse a chiave in una stanza, aggredite verbalmente, obbligate a mangiare cibo scadente, essere sottopagate e addirittura essere vendute come schiave a una famiglia di conoscenti. “Sono convinti che non abbiamo bisogno di mangiare – racconta Angela Reasco Cortez, una domestica di 50 anni – Mi imbarazza raccontare la mia storia ma la verità è che sono stata bruciata, picchiata, legata a un albero con tre cani mentre i miei datori di lavoro erano fuori. Mi hanno minacciata con un coltello”.
PROBLEMA DIMENTICATO - Il compito delle associazioni come la CARE è quello di monitorare la situazione a Guayaquil, informando le donne sui loro diritti e offrendo loro sostegno in caso di bisogno. Non si tratta di un compito facile perché il problema non viene riconosciuto né dalle istituzioni né tantomeno dalle famiglie che assumono queste donne. “Questo problema tocca corde profonde – continua la Sprechmann – molte famiglie della classe media che si battono per i diritti sociali molto spesso sfruttano la donna che hanno assunto per le faccende domestiche. I politici non affrontano il discorso perché temono che li renderebbe impopolari”. Così tocca alle associazioni come CARE trovare soluzioni alternative, tra cui la concessione di microcrediti che permettono alle donne di lasciare il servizio e mettersi in proprio con una piccola attività.
AGENDA GLOBALE - Eppure, presto L’ Ecuador dovrà affrontare il problema perché entro agosto 2013 entrerà in vigore la legge sul lavoro domestico, firmata nel 2011 insieme ad altri 183 paesi del mondo che hanno partecipato alla convention della International Labour Organisation. Per le donne che prestano servizio in una famiglia le cose devono cambiare. Ma il tempo stringe: sempre più bambine corrono il rischio di finire intrappolate nel destino che fu delle loro madri. “Non voglio che mia figlia diventi una domestica – dice Victoria, guardando la sua bimba di due anni – Ma se succederà mi sono promessa che per lei le cose saranno diverse”.
Invece, Victoria è andata incontro a una realtà fatta di abusi. “Quando l’ uomo cominciava a toccarmi, io non potevo più dormire – racconta Victoria tra le lacrime – tenevo gli occhi aperti per fargli capire che sapevo cosa stava succedendo. Stavo sveglia per proteggere la mia sorellina”.
VENT’ ANNI DI ABUSI - La storia di Victoria, raccontata dal Guardian, è solo una delle tante storie di abusi di cui sono vittime milioni di donne in tutta l’ America Latina, donne che lavorano a servizio di famiglie facoltose, e che sono costrette a subire violenze fisiche e sessuali dai membri della famiglia presso cui abitano. Victoria, che ora ha 39 anni, ha trascorso due decenni stretta nella morsa della violenza, per poi trovare aiuto nella Association of Paid Domestic Workers di Guayaquil (Ecuador) che l’ ha strappata al suo destino offrendole sostegno e cure mediche adeguate. “Ho tentato di uccidermi. Mi sentivo depressa e spaventata, come se non valessi niente, come se fosse tutta colpa mia – racconta – Mi sentivo come se non potessi nemmeno far sentire la mia voce”.
TABÙ CULTURALI - Sarebbero più di 14 milioni, sparse in tutta l’ America Latina, le donne di servizio costrette a subire violenze e abusi: un problema culturale che ha svegliato molte coscienze. “In privato tutti ne parlano, ma portare il problema all’ attenzione del pubblico è una specie di tabù. Le collaboratrici domestiche sono donne che nutrono un forte amore verso le famiglie cui prestano servizio – spiega Sofia Sprechmann, direttrice del CARE International program a Quito – Per questo è così complicato: è un lavoro che ti coinvolge anche sul piano emozionale ed è per questo che è più facile finire vittime di abusi”. Abusi che, anche da un punto di vista formale, spesso sono difficili da identificare, perché non vengono denunciati. Secondo le statistiche sono molti i ragazzini che hanno il loro primo rapporto sessuale proprio con la domestica che vive in casa loro. Ma gli abusi non riguardano solo la sfera sessuale: le domestiche possono essere chiuse a chiave in una stanza, aggredite verbalmente, obbligate a mangiare cibo scadente, essere sottopagate e addirittura essere vendute come schiave a una famiglia di conoscenti. “Sono convinti che non abbiamo bisogno di mangiare – racconta Angela Reasco Cortez, una domestica di 50 anni – Mi imbarazza raccontare la mia storia ma la verità è che sono stata bruciata, picchiata, legata a un albero con tre cani mentre i miei datori di lavoro erano fuori. Mi hanno minacciata con un coltello”.
PROBLEMA DIMENTICATO - Il compito delle associazioni come la CARE è quello di monitorare la situazione a Guayaquil, informando le donne sui loro diritti e offrendo loro sostegno in caso di bisogno. Non si tratta di un compito facile perché il problema non viene riconosciuto né dalle istituzioni né tantomeno dalle famiglie che assumono queste donne. “Questo problema tocca corde profonde – continua la Sprechmann – molte famiglie della classe media che si battono per i diritti sociali molto spesso sfruttano la donna che hanno assunto per le faccende domestiche. I politici non affrontano il discorso perché temono che li renderebbe impopolari”. Così tocca alle associazioni come CARE trovare soluzioni alternative, tra cui la concessione di microcrediti che permettono alle donne di lasciare il servizio e mettersi in proprio con una piccola attività.
AGENDA GLOBALE - Eppure, presto L’ Ecuador dovrà affrontare il problema perché entro agosto 2013 entrerà in vigore la legge sul lavoro domestico, firmata nel 2011 insieme ad altri 183 paesi del mondo che hanno partecipato alla convention della International Labour Organisation. Per le donne che prestano servizio in una famiglia le cose devono cambiare. Ma il tempo stringe: sempre più bambine corrono il rischio di finire intrappolate nel destino che fu delle loro madri. “Non voglio che mia figlia diventi una domestica – dice Victoria, guardando la sua bimba di due anni – Ma se succederà mi sono promessa che per lei le cose saranno diverse”.