Ad un Anno dal terremoto, riportiamo di seguito la testimonianza di una nostra sostenitrice, impegnata in un progetto di cooperazione ad Haiti
Dal cuore dell’emergenza umanitaria ad Haiti
Il 12 gennaio 2010 Haiti viene colpita da un fortissimo terremoto che distrugge quasi completamente la capitale Port-au-Prince, provocando 230.000 vittime, centinaia di migliaia di feriti e un milione e mezzo di sfollati.
Foto Venzo - Haiti 2010 |
Da subito inizia una mobilitazone internazionale per fronteggiare questa tragedia e portare aiuti alla popolazione. Già prima del terremoto infatti, metà dei 10 milioni di haitiani viveva con meno di un dollaro al giorno e i soccoritori si trovano davanti migliaia di corpi sotto le macerie, strade inaccessibili, mancanza di cibo e medicinali, elevato rischio epidemie e nessuna istituzione in grado di prendere decisioni, in quanto metà del governo è scomparso sotto il crollo del palazzo presidenziale.
In Italia si attivano in nella complessa emergenza umanitaria con attività di prima emergenza, sgombero macerie, istallazione tende, distribuzione beni alimentari, interventi sanitari ed educativi, acqua, gestione dei campi sfollati, ricostruzione delle infrastrutture, protezione dell’infanzia, etc.
Nonostante fosse considerata la perla delle Antille, Haiti è il paese più povero del continente americano, martoriato da anni di povertà, da violente dittature, da una pesante struttamento coloniale e post-coloniale e da una forte vulnerabilità ai disastri naturali. Nel corso degli ultimi mesi infatti, ci sono state numerose allerte per la stagione ciclonica, che nel 2008 ha allagato metà paese distruggendo raccolti e uccidendo decine di persone; i danni dell’ultimo uragano Tomas nel 2010 sono stati contenuti, grazie anche al sistema di allerta e preparazione dei disastri.
Da agosto poi Haiti è in agitazione per la campagna elettorale: domenica 28 novembre 2010 ci sono state le elezioni presidenziali e parlamentari, molto attese per definire quale esecutivo gestirà i fondi per la ricostruzione del paese, al momento bloccata perché i fondi promessi non sono ancora stati erogati. Nelle settimane precedenti le elezioni ci sono state manifestazioni nelle strade, tumulti, blocchi stradali, forte contrarietà della popolazione verso alcuni candidati alla presidenza sospetti di corruzione e manipolazione dell’assistenza umanitaria per fini elettorali. La situazione di sicurezza è sempre molto precaria, dobbiamo quindi attenerci a rigide restrizioni di movimento in città e durante le attività sul terreno.
Quello che però più preoccupa è l'epidemia di colera in corso nel paese, scoppiata a ottobre nella regione centrale e velocemente propagatasi in molte aree del paese. Nonostante la reazione rapida di molte organizzazioni e del governo, al momento sono più di 3.600 i morti e 170.000 i contagiati. Si prevede che l’epidemia durerà per i prossimi mesi o anni, data le pessime condizioni igienico-sanitarie del paese e soprattuto di campi sfollati. La cura al colera è molto semplice e non costa molto (antibiotici e soluzioni reidratanti) e da mesi è in corso una campagna verso la popolazione per lavarsi le mani e bollire l’acqua... peccato però che la gente non abbia né sapone, né cloro per l’acqua o accesso alle latrine e fonti d’acqua protette, perpetuando quindi una situazione di profonda vulnerabilità. Stiamo freneticamente facendo delle attività di sensibilizzazione della popolazione per evitare ulteriori contagi, ma per contrastare l’epidemia servono ancora molte risorse, materiali per l’igienizzazione, personale sanitario, tecnici per la bonificare l’acqua, etc etc…
Risorse che sembrano scarse per tutti in questo periodo di crisi internazionale. La solidarietà però può fare la differenza, come quella dimostrata da un paese come Cuba che ha già inviato nel paese più di un migliaio di medici per curare i malati di colera.
Ad un anno dal terremoto quindi, si lotta quotidianamente per la sopravvivenza e i passi verso la ricostruzione del paese sono lenti e incerti ...
(cooperante ad Haiti)