a cura dell’Avv. Roberto Malesani
Un grosso passo in avanti per i migranti vittime a Verona delle c.d. truffe della sanatoria 2009/2010 . Si apre infatti la concreta possibilità di ottenere un permesso per protezione sociale ai sensi dell’art 18 T.U.Immigrazione, permesso che permette di esercitare attività lavorativa e che è poi convertibile in permesso per lavoro. A questa svolta – per molti versi unica in Italia- si è giunti dopo settimane di mobilitazione di piazza di alcune centinai di migranti veronesi, coordinati da Cittadinanza Globale e sostenuti dal Sindacato ADL USB, e dopo un confronto pubblico con la Procura della Repubblica di Verona e con la Questura.
Ma vediamo nel dettaglio la vicenda nelle sue premesse e negli aspetti tecnico giuridici.
Come è purtroppo ben noto, ancora una volta, nell’ambito della procedura di regolarizzazione di cittadini stranieri prevista dalla legge 102/2009 - che più precisamente si connota come procedura di emersione del lavoro nero - si sono in tutta Italia verificati fatti di tipo criminale, posti in essere da organizzazioni o singoli cittadini, per lucrare denaro ai cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno in cambio della presentazione della domanda di emersione; domanda di emersione di solito del tutto falsa, costruita a tavolino con documentazione ad hoc, oppure priva sin dall’inizio dei requisiti richiesti dalla legge.
Ebbene, a Verona, alcune centinai di cittadini stranieri hanno senza paura presentato denunce circostanziate alla Procura della Repubblica, rendendosi disponibili a confermare testimonialmente i fatti, e infatti indagini sono già in corso da tempo.
Ebbene, a Verona, alcune centinai di cittadini stranieri hanno senza paura presentato denunce circostanziate alla Procura della Repubblica, rendendosi disponibili a confermare testimonialmente i fatti, e infatti indagini sono già in corso da tempo.
La fattispecie criminosa che è stata ipotizzata dalla Procura di Verona, e che ci trova consenzienti, è quella prevista dall’art 12 comma 5 del T.U.Immigrazione, che punisce “…chiunque, al fine di trarre un ingiusto profitto dalla condizione di illegalità dello straniero o nell’ambito delle attività punite a norma del presente articolo, favorisce la permanenza di questi nel territorio dello Stato in violazione delle norme del presente testo unico, è punito con la reclusione fino a quattro anni e con la multa fino a lire trenta milioni. Quando il fatto e’ commesso in concorso da due o più persone, ovvero riguarda la permanenza di cinque o più persone, la pena e’ aumentata da un terzo alla metà.”
Dal confronto con il Procuratore Capo della Repubblica di Verona, che ha valutato positivamente e fatto proprie le posizioni dei migranti, è emerso:
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Si è quindi convenuto, anche alla luce di tali argomentazioni, che la sfera della tutela prevista dell’art 18 T.U. Immigrazione potesse essere estesa a tutte le forme di sfruttamento lavorativo e non solo ai casi di sfruttamento di carattere sessuale della vittima.
Pertanto l’art. 18 diventa lo strumento tipico di tutela di tali situazioni e di cui la Direttiva 52/09 invita gli Stati membri a dotarsi.
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Si tratta di una interpretazione innovativa del disposto dell’art. 18 t.u. Immigrazione che, sull’onda delle lotte dei migranti, mette a punto un prezioso strumento giuridico che andrebbe applicato su larga scala, in tutti casi di sfruttamento, come peraltro prevede la Direttiva europea citata.