Segnaliamo questo articolo di Federica Bruni, assistente sociale di Padova, che esprime alcune considerazioni - proponendo anche alcuni suggerimenti - sul ruolo delle badanti, partendo dalla sentenza n.24 del 2018:
Sentenza n.24 del 4 gennaio 2018, la Cassazione estende il diritto di riposo giornaliero anche alle collaboratrici familiari, le badanti. Tra un turno e l’altro devono esserci 11 ore consecutive di non-lavoro, come per tutti gli altri lavoratori dipendenti. Un’unica persona non potrà più garantire il servizio che solitamente svolge una badante.
Nato in Italia e diffuso nei paesi sud europei, dove lo Stato e il Mercato lasciano il passo alla famiglia, questo modello di cura delle persone anziane potrebbe essere al capolinea, e non solo per i limiti posti da questa sentenza. Quante siano le badanti, è complesso da capire: due su tre non hanno un contratto in regola, e molte di loro sono assunte come colf, pur svolgendo lavori di assistenza. La Fondazione Moressa parla di 375.000 badanti, che nel 2030 diventeranno 470.000. IRS, Istituto di Ricerca Sociale, nel 2015 ne conteggiava 830.000, perché includeva tutti i lavoratori domestici noti all’INPS. Secondo tutte le fonti, il numero delle badanti risulta in crescita, tendenza che ha preso avvio prima della crisi e non dipende quindi dalla disponibilità sul mercato di persone espulse da altri settori del lavoro. La numerosità degli anziani, l’aumento della speranza di vita, costituiscono uno scenario garantito di allargamento del bisogno assistenziale.
Chi ha avuto la necessità di affiancare una badante al proprio anziano sa che, grossomodo, deve disporre di 2.000€ al mese, considerando il costo delle sostituzioni e il costi fissi dell’abitazione. È il prezzo della domiciliarietà, una tipologia di servizio ad alto valore aggiunto, quello del “sono nella mia casa”.
Ma voglio segnalare un paio di criticità preesistenti alla sentenza di gennaio, che mostrano alcuni limiti di questo servizio.
La prima riguarda l’impatto che questo modello ha sui prestatori di lavoro.
So cosa sono gli orfani bianchi, i figli della nostra badante lasciati in patria, ragazzi che rischiano di perdersi in un mare di dolore e pacchi dall’Italia contenenti vestiti, giochi, cellulari e mille altri oggetti che non spiegano perché la mamma non può tenerli con sé, e perché, se lo fa, i soldi saranno sempre troppo pochi per vivere tranquilli. Ho visto il fenomeno della “sindrome Italia”, il nome dato alla depressione che colpisce chi lascia ed è lasciato per motivi di lavoro, chi si prende cura di estranei, sapendo che il tempo non gli verrà restituito per prendersi cura dei propri cari. Non sopporto l’anomalia di un lavoro che, al di là dei legami affettivi che può consentire, solo oggi riconosce il diritto di una pausa congrua, compatibile con una vita normale. E questo lavoro nel 2007 aveva una retribuzione oraria media di 5,48€, crollata a 3,84€ nel 2014.
La sentenza della Cassazione rischia di dare spazio ad un ulteriore degrado di questo lavoro, perché rischia di essere estesa anche al riposo obbligatorio, quella pratica apparentemente innocua del pagamento in nero delle 2 ore giornaliere previste per la pausa.