Ho
bisogno di un aiuto in casa per poche ore alla settimana, posso utilizzare i
voucher inps? Ci sono dei limiti di reddito o di ore da rispettare?
I c.d.
Voucher, realizzano una modalità
estremamente semplificata di gestione di una prestazione lavorativa: il datore
di lavoro, chiamato committente, acquista
un certo numero di buoni presso uno dei canali autorizzati (uffici postali,
sportelli bancari, tabaccai, oppure telematicamente con apposita procedura). Dal
giorno successivo all’acquisto dei buoni lavoro, purchè prima dell’inizio
dell’attività lavorativa, il committente deve effettuare la comunicazione di
inizio prestazione all’INPS. Effettuati tali adempimenti, il committente
consegnerà i voucher al lavoratore, quale corrispettivo della sua prestazione, il
quale potrà presentarli all’incasso presso qualsiasi ufficio postale. L’addetto
provvederà a consegnare una somma pari al valore nominale del buono (pari a €
10,00), al netto degli oneri contributivi e assicurativi previsti: ciò che
rimane, (€ 7,50) è dunque il compenso netto per la prestazione effettuata.
Con un nuovo intervento normativo,
Decreto Legislativo 81/2015, il Governo è intervenuto sulla normativa del
lavoro accessorio, abrogando l’art. 70 del Dlgs 276/03, che connotava questo
tipo di prestazioni esclusivamente come “attività
lavorative di natura meramente occasionale”, eliminando i limiti oggettivi
e soggettivi prima previsti per il suo utilizzo.
Dal 25 giugno 2015, dunque è
possibile farvi ricorso, a prescindere dall’occasionalità del rapporto
lavorativo, in tutti i settori, da parte di qualsiasi committente, con qualsiasi
lavoratore (salvo alcuni limiti nel settore agricolo). L’unico limite invalicabile
riguarda il compenso che il prestatore può percepire, innalzato da € 5.000 a € 7.000
euro (rivalutabili annualmente) stabilendo che “per prestazioni di lavoro accessorio si intendono attività lavorative
che non danno luogo, con riferimento alla totalità dei committenti, a compensi
superiori a 7 .000 euro (lordo € 9.333) nel corso di un anno civile (dal 1
gennaio al 31 dicembre), annualmente rivalutati sulla base della variazione
dell'indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli
impiegati”. Mentre la prestazione dal lavoratore resa nei confronti di
ciascun imprenditore commerciale o professionista, fermo restando il limite
totale dei 7.000 euro annui, non può comunque superare i € 2.000. Anche i percettori di prestazioni per il sostegno
al reddito, (ossia chi riceve indennità di disoccupazione o cassa integrazione)
possono effettuare prestazioni di lavoro accessorio nel limite complessivo di
3.000 euro per anno civile.
Per il lavoratore, tale
compenso è esente da qualsiasi imposizione fiscale e non incide sullo status di
inoccupato o disoccupato. Per contro però non da diritto ad alcuna indennità di
malattia, maternità, disoccupazione e assegni familiari.
L’utilizzo dei buoni lavoro semplifica certamente molti
adempimenti amministrativi necessari per la corretta gestione del rapporto di
lavoro domestico, ma può rappresentare una valida modalità di utilizzo della
colf, solo nei casi in cui le prestazioni di cui si ha bisogno siano limitate (1-2
volte la settimana per poche ore) e soprattutto caratterizzate da una certa
flessibilità di gestione. Non si deve dimenticare che in presenza di
determinati presupposti, (rispetto di un orario fisso, stabile inserimento
ecc..) la lavoratrice può sempre richiedere il riconoscimento di un vero e
proprio rapporto di lavoro subordinato, con gravi conseguenze. Cautela dunque!