L’hanno “minacciata” di toglierle
la mamma di cui si prende cura, se non assumerà una badante che sappia
assisterla adeguatamente: e ora S. è “disperata – dice – perché mia mamma, 57
anni, affetta da sospetto Alzheimer in fase iniziale, separata da anni da mio
papà, ha solo una piccola pensione e non ha l’accompagnamento. Secondo le
assistenti sociali, io sono spesso fuori casa perché studio. E mamma non può
più stare da sola Ma ho 23 anni, non ho
un lavoro: dove li trovo i soldi per la badante?”. Fino a poco tempo fa, tutto
filava liscio. “E’ sempre stata autonoma in tutto – racconta S., che vive a
Torino, insieme alla mamma -: cibo, igiene personale ecc. Poi ha avuto un
peggioramento momentaneo dovuto a una polmonite, ma ora pare che stia bene.
Davvero possono portarla via?”, domanda ad associazioni e gruppi in rete.
La situazione è complicata e
lascia intendere che ci troviamo in quel “limbo” dell’assistenza, per cui il
bisogno non è abbastanza grave da essere riconosciuto e sostenuto dal servizio
pubblico, tramite assistenza domiciliare e accompagnamento, ma la situazione
inizia ad essere troppo pesante per essere completamente a carico dei
familiari. E’ il “limbo” in cui si trovano tante famiglie, in cui il caregiver
non solo non riesce a trovare adeguato supporto al suo compito assistenziale. E
quando si rivolge alle istituzioni per chiedere sostegno, a volte i problemi
addirittura si aggravano: come nel caso di S.: “Ho chiesto io aiuto alle
assistenti sociali, mesi fa, quando mamma stava male. E adesso sono proprio
loro che vogliono ricoverarla in una
struttura”, racconta.
In realtà, il ricovero “coatto”
non è possibile, a meno che la donna non sia ritenuta incapace di intendere e
di volere e, su parere del giudice, sottoposta
a Tso (trattamento sanitari obbligatorio). La procedura corretta, in casi come
questo, dovrebbe essere l’attivazione di un percorso di sostegno, sia economico
che socio-sanitario. “Ma mia madre è considerata autosufficiente – spiega S. –
e per questo, finora, le è stato negato l’accompagnamento. La badante, quindi,
sarebbe interamente a carico mio”. Al posto della badante, invece, dovrebbe
esserci quella che si chiama “assistenza domiciliare integrata”, a carico di
Asl e Comune, in quanto livello essenziale di assistenza. In questo caso,
invece, come spesso capita in questo “limbo”, il peso dell’assistenza e
dell’aggravamento di una malattia ricade interamente sulla famiglia.