15 settembre 2014

Te iubeste mama! - La mamma ti vuole bene!

C’è la vergogna, la disperazione e la sensazione di non essere buone madri, nelle donne rumene lontane chilometri dai loro figli per lavorare in Italia e accudire anziani e altri bambini.

C’è la forza di andare avanti per necessità, per mandare i soldi a casa. Stanno lontane un anno intero a volte anche più. I pacchi che i bambini ricevono, con il timbro estero, pieni di giocattoli, vestiti e scarpe, non colmano, però, il senso di abbandono.
Una separazione, questa, che pesa sia sulle mamme che sui bambini: la lontananza, la migrazione hanno un costo sociale non solo per la Romania ma anche per l’Italia dove queste donne lavorano: in molte sono colpite dalla depressione acuta.
Gli specialisti la chiamano Sindrome Italia, diagnosticata la prima volta nel 2005 da due psichiatri ucraini: Kiselyov e Faifrych.

Il nome “Sindrome Italia” deriva proprio dal fatto che è il Paese con il numero più alto di badanti in Europa. E si configura come una gravissima forma di depressione originata da almeno due fattori, entrambi riconducibili ad una crisi di identità; queste donne non si percepiscono più come ‘buone madri’ per la prolungata lontananza dai propri figli, e per una crisi di identità relativa alla loro nazionalità dovuta allo smembramento della terra d’origine. Questa forma depressiva colpisce anche i bambini (che l’Unicef chiama “orfani bianchi”); e questa è diventata un’emergenza sociale da quando alcuni bambini ancora in fase pre-adolescenziale si sono tolti la vita per il peso insostenibile della lontananza.

Silvia Dumitrache ha lasciato Bucarest dieci anni fa ma è arrivata in Italia con suo figlio affetto da talassemia e bisognoso di cure e di un clima migliore. Ha ricominciato tutto da Milano, lasciandosi alle spalle la Romania e le sue tradizioni, fino a quando non ha preso coscienza che le altre donne romene non avevano avuto la sua fortuna, che tanti bambini, “orfani bianchi” soffrivano lontani dalle madri, lasciati ai nonni o al padre, privati della figura materna, fondamentale in tenera età.

“Tutto è iniziato nel 2010, - racconta Silvia Dumitrache - quando ho visto un documentario “A casa da Soli” che metteva in luce proprio la drammatica situazione dei bambini romeni. Così ho pensato cosa potevo fare io per il mio paese, per le mie genti. E' nato il progetto “La mamma ti vuole bene!” (“Te iubeste mama!”), per cambiare la vita degli oltre 500.000 minorenni della Romania che aspettano il ritorno a casa dei genitori.

L'idea è semplice ma rivoluzionaria al tempo stesso: i bambini possono andare in biblioteca e parlare gratuitamente con i genitori via Skype. Alcuni fanno addirittura i compiti “in diretta” con la mamma distante chilometri e chilometri. C'è da dire, spiega Silvia, che in Romania le biblioteche offrono servizi ludico-formativi per i bambini e quindi sono già frequentate da molti di loro”.
“Il progetto è partito prima su Facebook, con l'aiuto di mia sorella e di un mio amico, adesso possiamo contare su più di 8.600 sostenitori.

 “Il mio sogno – spiega la presidente dell'associazione – è quello di poter aiutare più persone possibili e per questo sto cercando non solo di far aderire al progetto altre città italiane, ma anche di creare una piattaforma online per consentire alle donne rumene di collegarsi con facilità via internet e parlare con i loro bambini”.

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