Via alla sanatoria per gli immigrati ma le domande arrivano
col contagocce
Da questa
mattina datori di lavoro in nero e immigrati irregolari possono finalmente
uscire dall'illegalità.
I primi dati del Viminale
parlano di pochissime richieste
Nessun boom insomma, anche se è presto per un primo bilancio. Ma è certo che sulla regolarizzazione pesano due incognite: il rischio truffe (che sempre accompagnano il business delle sanatorie) e il rischio flop.
Il rischio flop. La spinta è forte. Tanti i migranti (gli irregolari secondo la fondazione Ismu sono oggi il 10,7% del totale degli immigrati) che vedono concretizzarsi il miraggio di mettersi in regola: è dalla sanatoria del 2009 (per altro limitata a colf e badanti) che non si apriva una tale finestra. Allora le domande arrivarono a quota 295.112. Quante saranno ora? I numeri potrebbero non essere altissimi: si va dai 150mila stimati dal ministro Andrea Riccardi ai 380mila della Fondazione Moressa. Chi ha ragione? Difficile dirlo. Una cosa è certa. Sindacati e patronati denunciano il rischio flop. Per l'Inca Cgil le domande potrebbero non superare il 40% di quelle giunte nel 2009. A frenarle sarebbero vari paletti, tra cui gli alti costi (si potrà arrivare a spendere fino a 7mila euro a immigrato, tra contributo forfettario e arretrati contributivi e fiscali) e la difficoltà di dimostrare la presenza in Italia del lavoratore straniero prima del 31 dicembre 2011.
Il punto controverso. La presenza in Italia nel 2011 dovrà essere dimostrata con documenti provenienti da "organismi pubblici". Quali? Saranno sufficienti decreti d'espulsione, certificati di pronto soccorso, richieste d'asilo. E poi? Non c'è un'interpretazione uniforme e il rischio è che ogni prefettura faccia da sé. Per questo dal Viminale si fa sapere che si sta lavorando a una circolare e si prevede che "nei primi giorni la regolarizzazione potrebbe procedere a rilento". Acli, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cgil, Fcei, Sei-Ugl, Uil (che fanno parte del Tavolo Nazionale Immigrazione) denunciano invece che "le condizioni poste sono tali da far prevedere un possibile fallimento dell'operazione, limitandone fortemente la partecipazione e fornendo così una falsa rappresentazione delle situazioni da sanare che apparirebbero molto meno numerose di quante siano in realtà"