21 settembre 2012

Rapporto 2012 sull’Immigrazione in Veneto: più immigrati europei e trend crescente nel lavoro domestico


Il Rapporto 2012 elaborato dalla Regione del Veneto e da Veneto Lavoro, presentato a Venezia lo scorso 14 settembre, esamina le dinamiche della crescita della popolazione immigrata nel territorio regionale negli anni della recessione, focalizzando l’attenzione sulle dinamiche generali del lavoro e sulle ripercussioni della crisi economica tra gli immigrati.
Alla fine del 2011, gli stranieri residenti in Veneto erano circa 530.000 (+25.000 rispetto al 2010) su un totale di quasi 5 milioni di abitanti. Gli stranieri sono quelli che più hanno risentito della crisi economica, al punto che il 25% del totale dei disoccupati in Veneto è straniero. Tale situazione non costituisce comunque un disincentivo a nuovi arrivi, visto che stime Istat indicano che al 2021, gli stranieri residenti nella regione arriveranno a 800.000, circa il 15% dell’intera popolazione. 

Spulciando nel Rapporto 2012, abbiamo evidenziato alcune tra le principali 
caratteristiche dell’immigrazione in Veneto
- La popolazione straniera è giovane, e si concentra nelle classi centrali d’età (25-44 anni). Sul totale dei residenti in Veneto under 40, il 16% ècostituito da stranieri.
- Negli ultimi anni, si è assistito a un cambiamento nella composizione della popolazione immigrata, con la crescita della quota degli immigrati europei (dal 52% al 56%).
- I 5 principali Paesi d'origine degli immigrati sono Romania, Moldova, Marocco, Cina e Albania.

- I gruppi nazionali di immigrati particolarmente concentrati in Veneto sono i serbi, bosniaci, croati, kosovari, moldavi e ghanesi. 
- Nonostante le difficoltà occupazionali legate alla crisi, la popolazione straniera occupata nel 
2011 era di circa 248mila, pari al 12% della complessiva occupazione.
- La popolazione straniera sta subendo maggiormente la contrazione del mercato del lavoro e con ripercussioni soprattutto sui maschi e lavoratori non più giovani, mentre si contrappone un bilancio positivo delle donne straniere e dei più giovani.

Guardando al lavoro domestico, il Rapporto evidenzia un nesso rilevante tra la presenza dei lavoratori stranieri in questo settore (nel 2010 pari all’85%) e l’influenza sulle dinamiche occupazionali dei provvedimenti normativi emanati per regolamentare l’ingresso degli stranieri nel territorio nazionale oppure per regolarizzarne la presenza.


Il progressivo incremento degli occupati nel lavoro domestico, registrato a partire dal 2002 ed evidenziato dai dati Inps riferiti ai contribuenti, risulta essere fortemente associato alla crescita degli stranieri nel lavoro domestico.
Nel 2009 anche in Veneto è stato registrato un incremento rilevante del numero di occupati stranieri nel settore domestico; essi sono aumentati tra il 2008 ed il 2009 del 48%, passando da circa 44.300 ad oltre 65.500. Nel 2010, esaurito l’effetto emersione, la crescita osservata nel corso dell’anno precedente ha subito un forte ridimensionamento e il numero dei lavoratori stranieri è sceso nuovamente al di sotto delle 60mila unità.


Gli andamenti occupazionali complessivamente osservati nel triennio 2008-2010 evidenziano il protrarsi di un trend di crescita. Nonostante il volume complessivo delle assunzioni sia in leggero incremento rispetto al 2010, si registrano ancora segnali di contrazione nel volume delle assunzioni in particolare per i maschi (-8%), i più giovani (-7%) e per specifiche nazionalità, su tutte quella cinese (-49%) e quella indiana (27%).
  
“I dati del Rapporto Statistico 2012 confermano come l’apporto del lavoro domestico in Veneto sia in un trend crescente. I dati parlano di un aumento del 5% nelle assunzioni di lavoratori stranieri rispetto al 2010, assunzioni in crescita tra le donne (+9%) e tra i lavoratori/trici più anziani (+16%), in particolare per i lavoratori provenienti dai Paesi dell’est europeo e dallo Sri Lanka (+41%). Vedremo inoltre a breve i risultati dell’ultima regolarizzazione 2012.” - afferma Raffaella Maioni, Responsabile Nazionale Acli Colf – che continua “Sarà importante anche per la Regione Veneto investire nella formazione e nella certificazione delle competenze dei lavoratori impiegati in questo settore per garantire livelli di cura adeguati. In questo modo si può realmente riconoscere dignità tanto a chi cura, quanto a chi viene curato”.

 Approfondimento per Acli Colf a cura di Martina Venzo – Consulente Regione del Veneto