20 dicembre 2011

LE BADANTI E LA SINDROME ITALIANA


di Alessandro Leogrande
(Tratto da Il Fatto Quotidiano - 16/12/2011)

Fermo Immagine dal Documentario Sidelki, di Katia Bernardi
Una nuova forma di depressione si aggira per l’Europa: si chiama “Sindrome italiana”. Non riguarda la schizofrenia della finanza o il pericolo di una nuova recessione. La sindrome che prende il nome dal Belpaese colpisce i lavoratori, o meglio le lavoratrici, più invisibili: le badanti provenienti dall’Est. I primi ad accorgersene sono stati due psichiatri di Ivano-Frankivs’k, città di duecentomila abitanti nell’Ucraina occidentale, profondamente segnata dalle tragedie del Novecento. Nel 2005, Andriy Kiselyov e Anatoliy Faifrych intuiscono che due donne in cura nel loro reparto presentano un quadro clinico diverso dagli altri. Sintomi che hanno imparato a riconoscere in anni di attività (cattivo umore, tristezza persistente, perdita di peso, inappetenza, insonnia, stanchezza, e fantasie suicide) si innestano su una frattura del tutto nuova, che mescola l’affievolirsi del senso di maternità con una profonda solitudine e una radicale scissione identitaria. Quelle giovani madri non sanno più a quale famiglia, a quale parte dell’Europa appartengano, come se un’antica armonia si fosse all’improvviso spezzata.
Kiselyov e Faifrych capiscono che il “male oscuro” ha chiare origini sociali. Le due pazienti sono state badanti all’estero, hanno lavorato a lungo come donne di compagnia, infermiere, assistenti tuttofare nelle case italiane. Lo hanno fatto per anni, 24 ore al giorno, salvo che per una breve pausa nella domenica pomeriggio. Sono state lontane dalla loro casa, hanno lasciato soli i loro figli per accudire anziani altrettanto soli dall’altra parte del continente. Hanno retto sulle proprie fragili spalle due delicate trasformazioni: da una parte, l’invecchiamento dell’Italia e lo sgretolamento delle sue famiglie; dall’altra – attraverso le loro rimesse, spesso unica fonte di reddito per le loro famiglie lasciate lì – la tumultuosa transizione dei paesi orientali. Sono rimaste a lungo sole, molto sole, senza che nessuno potesse percepire il loro stress crescente. E alla fine non ce l’hanno fatta più, sono crollate. I due psichiatri comprendono subito che le due pazienti non sono un caso isolato. Tante altre donne versano nelle stesse condizioni. E allora coniano il termine “Sindrome italiana”, dal nome del paese più “badantizzato” dell’Europa occidentale e forse del mondo. Le date in questa storia sono importanti.

14 dicembre 2011

Come calcolo la tredicesima della colf


(di Federica Suardi - Segreteria Nazionale Acli Colf)

Si avvicina il Natale, e come tutti gli anni è arrivato il momento dei conteggi per assicurare la tredicesima alla colf o all’assistente familiare che lavora presso la nostra famiglia. 

Ma come la calcolo? E quando sono obbligato a versarla?

Le regole per il pagamento della tredicesima mensilità alla lavoratrice domestica sono dettate dalla legge 940/1953, recepite dallo stesso CCNL all’art. 37 che recita:
In occasione del Natale, e comunque entro il mese di dicembre, spetta al lavoratore una mensilità aggiuntiva, pari alla retribuzione globale di fatto, in essa compresa l’indennità sostitutiva di vitto e alloggio”.
Essa spetta a tutte le lavoratrici domestiche, indipendentemente dal fatto che prestino la propria opera “a tempo pieno” presso un’unica famiglia o “a ore” o “a giornata” presso più famiglie: in questo caso ciascuna famiglia corrisponderà la porzione di tredicesima spettante in base al lavoro prestato.

Queste dunque le regole per calcolarla:
La retribuzione di riferimento è quella percepita dall’interessato al momento dell’erogazione, vale a dire quella percepita nel mese di dicembre .
Se, poi, la colf lavora con orari diversificati, e la paga è settimanale o oraria, l'importo della gratifica si ricava:

· Se retribuita settimanalmente, moltiplicando la retribuzione settimanale per le 52 settimane dell’anno e dividendo il risultato per 12;
· Se retribuita a ore si stabilisce l’orario settimanale, che si ottiene moltiplicando la paga oraria dell'ultimo periodo per il numero delle ore di attività settimanale; una volta ricavato quest’importo lo si moltiplica per 52 e si divide il risultato per 12.
Fanno parte della retribuzione utile per il calcolo non solo la retribuzione in denaro ma anche quella “in natura”, ovvero comprensiva dell’indennità di vitto e alloggio, che insieme agli eventuali scatti di anzianità, forma la c.d. “retribuzione globale di fatto”.

Non sono invece da considerare voci della retribuzione utile ad esempio il lavoro straordinario, sia esso notturno, festivo o feriale, l’indennità di ferie non godute, premi e gratifiche varie, e gli eventuali rimborsi spese.

13 dicembre 2011

Superando i confini di classe e razza ...

Nel Sud americano dei primi anni Sessanta ancora segnato dalle pesanti divisioni razziali Skeeter, una giovanissima bianca benestante ma inquieta che sogna di diventare scrittrice, stringe una strana e scandalosa alleanza con due domestiche di colore, Aibileen e Minny, abituate a crescere con affetto e consapevolezza i figli dei bianchi. E , superando i confini di classe e di razza, decidono di raccontare in un libro le storie delle donne di colore a servizio dei bianchi. Con dentro le gioie di allevare dei bambini a cui spesso si affezioneranno come ai propri, ma anche i dolori e le umiliazioni, i bagni separati, le accuse di rubare, la fatica di vivere ai margini. Un piccolo atto di coraggio che sconvolgerà la cittadina di Jackson nel Mississippi.

The Help (L’Aiuto, Mondadori), scritto in realtà nel 2009 da Kathryn Stockett, è un libro che sembra innocuo perché racconta realtà che potevano essere dirompenti cinquant’anni fa. E invece The Help, che in due anni ha venduto 5 milioni di copie nel mondo restando per cento settimane nella classifica dei più venduti del New York Times, può essere ancor oggi urticante e dirompente se solo si pensa che in realtà parla ancora di noi, delle nostre vite quotidiane, dei nostri figli affidati ogni giorno alle extracomunitarie che tanto somigliano, a pensarci bene, a quelle Mami di colore.

Per continuare la lettura vai a:  Link alla 27esimaora.corriere.it

7 dicembre 2011

“Le Colf delle Acli si raccontano…sogni, ansie e speranze”

(di Rita Ricci)

J. Fussli - Solitudine all'alba
 
Nel Circolo di Macerata, accanto alle nuove Colf straniere, continuano a ritrovarsi le vecchie Colf italiane. Grazie alla sensibilità del Comune di Macerata, che ha messo a disposizione dei piccoli locali nel centro storico, le Colf hanno un luogo dove amano ritrovarsi per raccontare e ricordare. Proprio da questo loro desiderio è venuta l’idea di dar vita ad una iniziativa più sistematica, con l’obiettivo di raccogliere in forma scritta memorie e storie di vita.
Durante l’incontro, introdotto e coordinato da Cornelia Lanzani, responsabile regionale delle Donne delle Acli, è stato presentato il primo risultato di questa iniziativa: una lunga intervista scritta che è stata raccolta da Rita Ricci, del Coordinamento provinciale delle Donne Acli di Macerata.
Più che intervista quella realizzata è proprio una storia di vita: è la storia di Antonietta, nata a Cingoli nel gennaio 1927 e ottava di undici figli.

Ammalatosi il padre, come tante altre bambine del tempo, Antonietta è costretta a lasciare la casa paterna, per andare a lavorare a Macerata. Dorme in una stanza di passaggio su un pagliericcio, mangia dopo i “signori”, di notte piange nel suo fazzoletto della spesa con il quale ha portato il suo corredo: le mutande e una maglietta.
Poi va a lavorare in un’altra casa dove rimarrà per 54 anni.
Il lavoro in questa famiglia la ha condanna alla solitudine. Infatti i suoi padroni vivono isolati e assorbono tutta la sua vita; non esistono spazi per il suo privato, per i suoi affetti, per le sue amicizie. Assiste continuamente, fino alla morte, la sua padrona; non esce mai, una sua vicenda sentimentale viene troncata sul nascere, unico suo divertimento le visite all’ospedale, perché il suo padrone fa parte dell’Associazione S.Vincenzo.

Come spesso è successo per tante “domestiche”, la vita dei padroni è più importante ed esclude una vita autonoma ai loro dipendenti; così avviene ad Antonietta che, secondo uno strano, ma ricorrente rapporto, non ha più lo stipendio, perché “fa parte della famiglia”. La sorte dei suoi familiari non è migliore: le sorelle Oliva, Andreina, Mercedes sono intanto emigrate in Argentina; il fratello più piccolo viene messo in un Istituto e dopo la prima media andrà a lavorare a Torino.

Qual è il bilancio di questa vita di lavoro recluso?

5 dicembre 2011

Colf en Italia

El 30% de las COLF presentes en Italia son latinoamericanas: en este porcentaje abundan las ecuatorianas y las peruanas.
Para el Acli-Colf en Italia hay al menos dos y medio millones de trabajadoras domésticas

di Elena Frigenti (elena.frigenti@libero.it)

Un ejército de más de un millón y media de personas, sobre todo mujeres extranjeras.
Este es el número de los colaboradores y colaboradoras familiares en Italia, reveló la Acli Colf, el sindicato católico que reune a las asociaciones comprometidas con las trabajadoras y trabajadores domésticos los cuales, a pesar de su importante y hasta delicada función, sólo en un 30% de los casos pueden realizar su labor de manera regular.
Para denunciar esta irregularidad y solicitar que se ratifique la convención internacional suscrita en Junio con la Organizacion Internacional del Trabajo (OIT), Acli-Colf, en ocasión del 150 aniversario de la Unidad de Italia, organizó en esta ciudad una mesa redonda. Luego de afirmar que es la primera vez que se trata este tema a nivel internacional, Raffaella Maioni, presidente de Acli-Colf, explicó que “la convención es un paso fundamental hasta el pleno reconocimiento de este trabajo y de sus derechos, horarios sostenibles, descanso semanal y contratación colectiva, pero que su internacionalización no basta si los Estados no ratifican el tratado y siguen considerando invisible el trabajo domestico”.
Detrás de cada colaboradora está una mujer con su historia personal: “Después de trece años en Italia -dijo a aQuí... Maria Pilar Tenorio, ecuatoriana, 36 años- aprendí a defendir mis derechos, pero aún ahora mucha gente me considera una extranjera, a la que se puede exigir todo, cuando a mi sólo me interesa hacer felices a las personas para las que trabajo”. Pilar es una colf-badante y tiene dos hijos de 15 y 18 años que viven y estudian en Ecuador: “Espero de quedarme aquí unos dos años más, y después volver a casa”. Más de 2 millones de familias italianas cuentan con una colaboradora domestica, 30% son latinoamericanas, sobre todo ecuatorianas y  peruanas, pero a ninguna de ellas, ni siquiera a las regularizadas, se les reconoce el derecho al subsidio por enfermedad y maternidad, por no estar previsto por el sistema previdencial italiano.
Hemos pedido a la nueva ministra del Welfare -anadió la doctora Maioni- hacer reformas pequeñas, pero significativas, como estimular la regularización de las colaboradoras domésticas, porque tenemos que invertir esta mala tendencia y empezar a ser ‘virtuosos’. Nada sin embargo cambiará si no se reconoce la ciudadanía a quien vive y trabaja regularmente en este país”.
Conceder la ciudadanía italiana a inmigrantes regulares y a sus hijos es uno de los tópicos de Acli Colf, pero también de la historia italiana : “En el 1861 el esfuerzo era una sola ciudadanía para los italianos, ahora es la ciudadanía a los migrantes, objetivo al cual, afortunadamente, también hoy se ha comprometido el Presidente de la República”, subrayó Raffaella Maioni.