da Avvenire: "Reato di clandestinità errore umano e giuridico"
La sentenza della Corte di giustizia che ha stabilito che l'Italia non può punire con la reclusione gli immigrati irregolari che non rispettino l'ordine di abbandonare il Paese è una decisione su un "reato impossibile" ed è importante perché ha posto "il sigillo di un'ufficialità che i giudici italiani saranno tenuti ad osservare. E che, evidentemente, governo e Camere non potranno ignorare".
Lo sottolinea il quotidiano della Cei, 'Avvenire', in un editoriale a firma di Danilo Paolini. Il quotidiano dei Vescovi rileva come questa sentenza "tocca da vicino il diritto incancellabile di qualsiasi persona alla propria dignità". E ci dà anche un monito: "elencando le circostanze considerate ai fini della sua deliberazione, ricorda che “la direttiva 2008/115 non è stata trasposta nell'ordinamento giuridico italiano”.
Riparare a questa inadempienza - evidenzia il quotidiano della Cei - (come da più parti, da tempo, si chiede) significherà, inevitabilmente, adeguarsi alla sentenza. Il reato di clandestinità e' un grave errore, umano e giuridico".