Una
buona notizia per colf, badanti e babysitter che perdono il lavoro. L’Inps ha
rivisto i criteri per accedere alla Naspi, il nuovo assegno di disoccupazione,
allargando di fatto la platea dei beneficiari.
Il
Jobs Act, cioè la riforma del lavoro entrata in vigore lo scorso maggio, pone
tre requisiti per accedere alla Naspi. Bisogna infatti essere stati licenziati,
aver versato contributi per almeno 13 settimane nel corso degli ultimi 4 anni
e, attenzione, aver lavorato per almeno 30 giorni nei dodici mesi precedenti la
perdita del lavoro. Per i lavoratori
domestici è però difficile calcolare i giorni effettivi di lavoro, dal momento
che i datori comunicano all’Inps solo le ore lavorate nel corso della
settimana. Due giorni da quattro ore, per esempio, risultano identici a un
giorno da otto.
L’Inps
aveva quindi introdotto, solo per i lavoratori domestici, un requisito legato
non ai giorni, ma alle ore. Secondo una
circolare di fine luglio, avrebbe potuto accedere alla Naspi solo chi aveva
lavorato nei dodici mesi precedenti il licenziamento almeno “per 5 settimane
con un minimo di ore lavorate per ciascuna settimana pari a 24 ore”. Quell’interpretazione
era una mannaia che tagliava fuori automaticamente dalla Naspi addirittura un
terzo di colf, badanti e babysitter. Su 900 mila che versano i contributi,
infatti, ben 300 mila lavorano meno di 24 ore a settimana. Nel conto finiscono
anche tante lavoratrici che in realtà lavorano di più, ma che sono state
regolarizzate solo per una parte del loro impegno.
Associazioni
come l’Acli Colf avevano subito denunciato quella che sembrava un’ingiusta
discriminazione. Le lavoratrici part-time venivano penalizzate e rimanevano
senza alcun salvagente in caso di perdita del posto di lavoro, subendo tra
l’altro un trattamento (il calcolo a ore) differenziato rispetto a tutti gli
altri lavoratori.
Ora l’Inps, fortunatamente, ha fatto marcia
indietro. In una nuova circolare, diffusa il 27 novembre, ha ridefinito i
criteri, spiegando che il requisito dei 30 giorni si intende soddisfatto se nei
12 mesi precedenti il licenziamento risultano “almeno 5 settimane di
contributi”. Il numero di ore non conta più. Potrà quindi accedere alla Naspi
chi ha lavorato regolarmente per almeno cinque settimane, sia a tempo
pieno che part time.
“È
un’ottima notizia. L’Inps ha fatto una scelta corretta nei confronti delle
lavoratrici part-time, ma in generale di tutto il settore domestico. Colf,
badanti e babysitter vanno trattate come tutti gli altri lavoratori, anche per
i requisiti della disoccupazione” dice a Stranieriinitalia.it Raffaella Maioni,
responsabile nazionale Acli Colf.
Il
cammino, però, è solo all’inizio. “Oggi – spiega Maioni – i contributi non
vengono versati in base alle retribuzioni effettive, ma in base a retribuzioni
convenzionali. Questo porta a prestazioni previdenziali inferiori a quelle che
le lavoratrici domestiche meriterebbero”.