“Negli ultimi anni le famiglie chiedono alle badanti di lavorare di più, senza per questo aumentare lo stipendio. Le lavoratrici sembrano dunque avere una chiara percezione di quello che sta accadendo: la crisi economica ha impattato sugli standard minimi di lavoro, in alcuni casi, provocando un peggioramento”. Lo afferma la ricerca promossa dalle Acli Colf, con il Patronato Acli,
presentata il 16 giugno a Roma in occasione della Giornata
internazionale delle Lavoratrici e dei Lavoratori domestici, dal titolo
"Viaggio nel lavoro di cura. Le trasformazioni del lavoro domestico
nella vita quotidiana tra qualità del lavoro e riconoscimento delle
competenze".
“Il lavoro di cura in Italia – ha affermato Raffaella Maioni,
responsabile nazionale delle Acli Colf, l’associazione professionale
delle Acli che organizza le collaboratrici e i collaboratori familiari –
è una derivazione del lavoro domestico che, nel corso del tempo ha
assunto una valenza socio-sanitaria, fino a divenire un sistema di cura
privato erogato presso l’abitazione della persona assistita”.
Fra i temi della ricerca “Viaggio nel lavoro di cura” realizzata in
collaborazione con l'Iref, spicca quello del logoramento: “Il tema del
logoramento – sostiene la ricerca a proposito del lavoro di “badante” –
si salda con la questione della qualità del lavoro: il settore
assistenziale è strutturalmente labour intensive, tuttavia i dati su
orari e carichi evidenziano la diffusione di fenomeni di
sovra-occupazione. Per compensare le perdite salariali si lavora di più,
peggiorando l’impatto del lavoro sulla vita personale”.
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Per il sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali, Luigi Bobba, per far fronte alle necessità di cura degli anziani si deve guardare alle esperienze positive che ci sono all'estero, pensando a una misura strutturale che guardi a un orizzonte temporale ampio.
Per scaricare i documenti clicca su http://www.acli.it