12 novembre 2012

Riflessioni sulla regolarizzazione: ne parlano le Acli Colf di Treviso


Regolarizzazione lavoratori stranieri: un flop? Per chi? 
Sulla sanatoria 2012 si è scritto molto, soprattutto alla luce del numero “basso” di domande presentate rispetto alle attese e considerando i tanti ostacoli in termini di costi elevati, vincoli gravosi e notizie confuse.

Un’occasione mancata?
Facendo due conti, non è difficile dedurre che l’intera operazione di emersione dei “lavorati invisibili” sia stata più contenuta del previsto. Gli immigrati irregolari in Italia sono stimati tra i 500.000 e i 600.000 (dati Ismu e Caritas).
In occasione di questa regolarizzazione si prevedevano tra le 150 mila domande ipotizzate dal ministro Riccardi e le 380.000 stimate dalla Fondazione Moressa.
In realtà, sono state meno di 135.000, a fronte delle 295.000 dell’ultima sanatoria. In provincia di Treviso i numeri parlano di 1.222 richieste relative al lavoro domestico e 146 in merito a quello subordinato; nel 2009 erano state oltre 3.500.
“Una prima riflessione merita la costatazione che la stragrande maggioranza delle domande riguardano appunto il lavoro di cura, colf e badanti per intenderci – commenta Silvia Gottardo, responsabile provinciale delle Acli Colf di Treviso e referente Area Immigrazione del Patronato Acli di Treviso -. E’ davvero presumibile pensare che tra gli operai, i muratori, gli artigiani…. non ci siano lavoratori irregolari?”

Tanti ostacoli
I commenti rispetto alla regolarizzazione sono stati molto critici: ritardi nella pubblicazione della normativa, aspetti ancora ambigui alla vigilia della chiusura, alto reddito richiesto, limiti molto stretti – per esempio la necessità di provare la presenza in Italia con un documento proveniente da “organismi pubblici” per persone che al contrario facevano di tutto per non essere visibili (solo in un secondo momento l’avvocatura di stato ha dato il via libera ammettendo abbonamenti di bus, schede telefoniche, ricevute delle rimesse di denaro) -….

D’altra parte, la legge ha previsto la possibilità di “sanare la propria posizione” per coloro che sono stati espulsi, per i destinatari di fogli di via, per chi ha contratto multe… sono stati i “fortunati” perché, proprio attraverso tali documenti, hanno potuto dimostrare la presenza in Italia prima del 31 dicembre 2011. “Invece, chi ha cercato di preservare una parvenza di regolarità - per esempio rispettando i tempi previsti dal visto turistico e, quindi, tornando a casa per poi rientrare nel nostro Paese con un nuovo visto - ora si sente defraudato, direi anche preso in giro”.

Una “scappatoia”
“Sulle percentuali “bulgare” riferite all’emersione del lavoro domestico c’è un’ulteriore riflessione da fare – prosegue Silvia Gottardo -: questo tipo di contratto viene facilmente usato come una “scappatoia”. E’, di fatto, il modo più comodo e meno oneroso per ottenere un permesso, per regolarizzare persone che sono in Italia, o in Europa, a volte anche da 6-8 anni. Mai in regola. Il punto però è che, in questo modo, al di là delle situazioni singole, ancora una volta si svaluta il lavoro di cura cui dovrebbe invece essere riconosciuta una propria dignità, non fosse altro per la dedizione e l’impegno  di chi si occupa degli anziani e degli ammalati, dando serenità e aiuto a tante famiglie”.

Nuova ripartenza
“Data la situazione e queste riflessioni credo sia importante ribadire due urgenze: in primo luogo la necessità, ed anzi l’opportunità, di rivedere la legge sull’immigrazione che prevede l’ingresso in Italia per lavoro attraverso un decreto flussi annuale che stabilisce il numero e la tipologia di lavoratori che possono entrare nel nostro Paese”. Negli ultimi anni i decreti flussi sono diminuiti, l’orientamento espresso dall’attuale governo è di non riproporne a breve considerata la crisi economica e l’alto tasso di disoccupazione. Per questo motivo l’ingresso avviene tramite sanatorie, quando ci sono, usate come metodo per regolarizzare chi è già presente sans papier in Italia o per far entrare parenti, amici, fidanzati. In entrambi i casi con un alto rischio di abusi e truffe negli spazi creati da situazioni ambigue.
“Le Acli sono da tempo e fortemente impegnate in questo percorso, oltre che nella modifica della legge sulla cittadinanza, altro tassello di una normativa sull’immigrazione che ha sempre più ricadute sulla vita quotidiana di tutti noi – conclude Silvia Gottardo -. Non meno urgente, dal nostro punto di vista, è portare allo scoperto e alla regolarità un settore tanto ampio e tanto importante quale quello del lavoro domestico. Tale percorso passa attraverso alcuni passaggi: la validazione delle competenze dei lavoratori, che tutela l’assistito e il lavoratore e che limita fortemente improvvisazioni e superficialità; la contestuale professionalizzazione di questo lavoro che deve essere riconosciuto fondamentale per la nostra società, tanto più che non si scorgono nel prossimo futuro alternative che possano risolvere in maniera incisiva la questione dell’assistenza di anziani e malati”.
Dare dignità, valore, riconoscimento al welfare di cura andrebbe a limitare anche gli abusi di cui spesso è soggetto. La presenza di immigrati nel nostro paese, e in definitiva la vita civile, sociale ed economica di tutti noi, è regolata da una legge sull’immigrazione che da molti anni mostra pecche e incoerenze. Ciò va a pesare su chi già soffre spesso di limiti ai propri diritti, quando non addirittura di vero e proprio sfruttamento, perché è presente in un paese che non è il proprio. Ed anche su quella parte delle nostre famiglie che è più debole e bisognosa di aiuto”

(Servizio immigrazione Patronato Acli e Acli Colf Treviso)