Da oggi scattano le sanzioni per
i datori di lavoro che non si adeguano. Assindatcolf e Acli Colf: "Un
problema, molte lavoratrici non hanno un conto corrente"
Roma – 1 febbraio 2012 – Giorno
di paga per centinaia di migliaia di colf, badanti e babysitter che oggi
incasseranno dai datori di lavoro lo stipendio di gennaio. Con una novità: se
guadagnano dai mille euro in su al mese, non potranno essere pagate in
contanti.
Finito il periodo transitorio che
non prevedeva sanzioni, entra definitivamente in vigore quella norma del
decreto “Salva Italia” che, per contrastare l’evasione fiscale, vieta
l’utilizzo del contante per pagamenti che superano la soglia di 999,99 euro.
Anche le famiglie che si fanno
dare una mano da lavoratori domestici dovranno adeguarsi, con bonifici su conti
correnti bancari e postali o con assegni sui quali va obbligatoriamente
indicato il nome del beneficiario e la clausola “non trasferibile”. Conviene
starci attenti, visto che le multe per i trasgressori partono da tremila euro.
“La novità riguarda
soprattutto i lavoratori con paghe più alte, come le badanti a tempo pieno che
hanno un’adeguata formazione professionale e ha già avuto un banco di prova
sulle retribuzioni di dicembre, che superavano spesso quella soglia perché
comprendevano anche la tredicesima” dice a Stranieriinitalia.it Teresa
Benvenuto, segretario nazionale di Assindatcolf.
“Molti datori di lavoro – spiega
Benvenuto - ci hanno segnalato difficoltà con i lavoratori che non
sono titolari di conti correnti sui quali fare il versamento e che non vogliono
essere pagati con un assegno. Dicono infatti che gli sportelli delle
banche sono restii a cambiare assegni a chi non è loro cliente”.
Secondo Raffaella
Maioni, responsabile nazionale Acli Colf, andrebbero sensibilizzati gli
istituti di credito. “Anche alla luce di questa novità, potrebbero attivare
conti correnti a zero spese dedicati ai lavoratori domestici. Dal momento che
per la maggior parte sono cittadini stranieri, all’offerta si potrebbe
aggiungere un servizio per inviare rimesse nei Paesi d’Origine” suggerisce.
La tracciabilità dei pagamenti riuscirà a contrastare la diffusione del lavoro
sommerso e dei pagamenti “fuori busta paga”? Maioni è scettica: “Se
l’obiettivo è questo, meglio ragionare su interventi più significativi, a
cominciare dalla detrazione del costo del lavoro”.