24 aprile 2014

Lavoratori domestici: aspettando il bonus ...

Viene confermato il bonus Irpef di 80 euro al mese, 640 euro all’anno, per i lavoratori dipendenti e i collaboratori assimilati che hanno un reddito tra 8mila e 24mila euro all’anno. Il bonus Irpef da 80 euro al mese sarà erogato dunque a chi ha lavorato nel corso di tutto il 2014, mentre chi ha lavorato solo 10 mesi avrà come bonus 533 euro circa, 320 euro invece per chi ha lavorato 6 mesi e così via. A beneficiare del bonus Irpef dovrebbero essere tutti i percettori di redditi di lavoro dipendente, sia pubblici che privati, co.co.co., co.co.pro., tirocinanti e stagisti, nonché lavoratori socialmente utili e sacerdoti. Il reddito su cui si calcola il bonus non deve essere superiore a 26mila euro, ma compreso tra  8.000,01 e 24.000. Da 24.001 fino a 26.000 il bonus decresce fino a zero. La somma verrà versata in busta paga dai datori di lavoro che agiscono come sostituti di imposta, già dalla retribuzione di maggio.
Rimangono fuori dal bonus Irpef i pensionati, le partite Iva, i collaboratori domestici e soprattutto gli incapienti, vale a dire tutte quelle persone che percepiscono sì un reddito, ma che si attestano al di sotto della soglia degli 8.000 euro annui e di conseguenza non hanno abbastanza “capienza” per includere l’imposta da pagare. In altri termini, pur avendo un reddito, si collocano comunque in una fascia esente da tassazione.


A dire il vero, di tutte queste categorie escluse dal bonus, sono proprio i 4 milioni di incapienti quelli che hanno (o avrebbero) la reale possibilità di rientrarvi in un secondo momento, attraverso la raccolta di ulteriori risorse che servirebbero a finanziare l’eventuale credito loro destinato. L’inclusione potrebbe dunque essere decisa dal Parlamento durante la fase di conversione in legge del decreto, oppure attraverso provvedimenti esterni al testo. Qualche speranza c’è anche per le colf e le badanti, penalizzate dal fatto che il decreto, per come è adesso, prevede che siano i datori di lavoro ad anticipare il credito degli 80 euro direttamente in busta paga, quindi attraverso il ricalcolo delle ritenute. 
Chi dunque svolge un servizio domestico, pur essendo provvisto di un datore di lavoro, non subisce ritenute proprio perché quel datore di lavoro non è un’azienda obbligata a effettuarle. L’unica soluzione, in questo senso, potrebbe essere quella di applicare il bonus al momento della consegna del 730
Spiragli, infine, ve ne sono anche per le partite Iva, mentre per i pensionati, al momento, non c’è nessuna prospettiva di inclusione.

Ci chiediamo se non poteva essere fatto di più a sostegno del settore domestico che impiega circa un milione di lavoratori che dovranno attendere un anno per vedersi riconoscere un diritto che avrebbero al pari dei colleghi di altri settori professionali.
In più dobbiamo riconoscere che il lavoro domestico, e in particolare l’assistenza familiare, è oggi colonna portante del nostro welfare. 

Ci aspettiamo dunque che il governo Renzi lavori per dare maggiori garanzie al lavoro domestico e di cura, a favore tanto di chi cura, che di chi viene curato, attraverso chiare azioni di riconoscimento dei diritti per la categoria - al pari di altri lavori dipendenti - e concreti sostegni alle famiglie che, spesso sole, si trovano a far fronte ai nuovi bisogni di assistenza.