30 novembre 2015

Dal Mondo: anche in Colombia la battaglia per i diritti dei lavoratori domestici

Anche in Colombia si alzano le voci di protesta per chiedere la tutela dei diritti delle lavoratrici domestiche. Sebbene questo Paese, rispetto ad altri dell'America Latina e dei Caraibi, abbia una delle leggi più progressiste (la 1595 del 2012) che prevede il pagamento minimo mensile e l'adesione alla sicurezza sociale, permangono ancora dei forti squilibri: ad esempio, quanti operano nell'ambito del settore di cura sono tenuti a dieci ore giornaliere, contro le otto degli altri lavoratori colombiani.
 
La Corte Costituzionale colombiana ha riconosciuto la forte vulnerabilità dei lavoratori impiegati nei servizi domestici: questo grazie anche all'impegno di persone come Maria Roa Borja, Presidente dell'Unione dei Lavoratori domestici, da tempo impegnata per difendere i diritti delle oltre 750.000 donne attive nel settore domestico, spesso ridotte in stato di schiavitù e con degli oggettivi impedimenti ad accedere alle prestazioni sociali.

26 novembre 2015

Anche la colf ha diritto alle prestazioni INAIL

Sono assistente familiare presso una famiglia di anziani. Mentre stavo occupandomi delle pulizie di casa ho inavvertitamente rotto un vetro procurandomi una ferita all'avambraccio, che ha necessitato di un intervento d'urgenza ad un tendine. Posso fare denuncia di infortunio sul lavoro?
Anche la lavoratrice domestica ha diritto alle prestazioni INAIL, per gli infortuni sul lavoro, quando l'evento si è verificato in occasione di lavoro.

In tali casi la retribuzione è assicurata dall’INAIL, a partire dal 4° giorno di assenza, che verserà al lavoratore l’indennità giornaliera, che comprende i giorni festivi, a partire dal quarto giorno di assenza, pari al 60% della retribuzione convenzionale fissata secondo le tabelle INPS, per i primi 90 gg, che sale poi al 75% per i successivi. Una volta che la lavoratrice sarà giudicata guarita, l'INAIL valuterà inoltre la presenza di postumi permanenti dell'infortunio, ovvero la presenza di conseguenze in qualche modo invalidanti, assegnando un punteggio, cui è legata l'erogazione di un indennizzo in forma di somma capitale o di rendita annuale, a seconda della gravità dell'infortunio - www.inail.it

 In questo caso resterà a carico del datore di lavoro, il pagamento dei primi 3 giorni di assenza dal lavoro, quindi l’indennità di ferie, il TFR e la quota di tredicesima non liquidata dall’INAIL (40% per i primi 90 gg o 25% per i successivi).

Inoltre, se si è versato il relativo contributo di assistenza contrattuale, potrà intervenire la CASSA COLF, che, a determinate condizioni, prevede il pagamento di una indennità giornaliera in caso di ricovero con o senza intervento chirurgico e successiva convalescenza certificata dal medico.
 
In tali casi chi deve effettuare la denuncia di infortunio sul lavoro non è il lavoratore ma il datore di lavoro che deve inoltrare denuncia di infortunio sia all’INAIL che all’Autorità di Pubblica Sicurezza entro due giorni dal ricevimento del primo certificato medico o del referto del Pronto Soccorso (che deve essere allegato alla denuncia) oppure in caso di pericolo di morte, entro 24 ore anche con telegramma o fax.
 
L'unico obbligo a carico della lavoratrice è quello di provvedere tempestivamente a consegnare al datore di lavoro il certificato medico rilasciato (di solito) dal Pronto soccorso, in modo che il datore di lavoro possa adempiere agli oneri di denuncia.

25 novembre 2015

Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne: le Acli Colf sostengono l'iniziativa del Coordinamento Donne


In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, le Acli Colf condividono e promuovono il messaggio di denuncia lanciato dalle Coordinamento Donne Acli, di cui fanno parte.
 
Infatti, il fenomeno della violenza femminile colpisce ancora oggi, in Europa e in Italia, milioni di donne, a testimonianza di una "cultura della violenza" che sopravvive a tutte le misure di contrasto.
 
Qui è possibile leggere il comunicato stampa del Coordinamento Donne, con all'interno una bella iniziativa - quella dei braccialetti anti-violenza realizzati in carcere - promossa da Agnese Ranghelli, responsabile nazionale delle donne Acli.

24 novembre 2015

Long Term - Care Workers

In un mondo che cambia, con un progressivo invecchiamento della popolazione, diventa fondamentale un maggior investimento nel settore della Long-Term Care. Oggi però una recente indagine dell'OCSE svela che in una società che invecchia - e che nella maggior parte dei casi invecchia da malata - ancora pochi sono i professionisti dedicati alle cure a lungo termine..
 
Un fenomeno, questo, che interessa soprattutto l'Italia dove la maggior parte dei malati è affidata alle cure dei propri familiari e non già a quelle di personale specializzato (infermieri e operatori sanitari) il cui numero è comunque in costante aumento nel mondo.
 
Attualmente gli investimenti sul comparto delle LTC (Long-Term Care), destinata a salire nel corso dei prossimi anni, sono maggiori nei Paesi nordici, mentre i Paesi dell'Est Europa costituiscono il fanalino di coda.

23 novembre 2015

Uno sguardo sul recente corso di formazione organizzato dalle Acli Colf

Partecipazione. Curiosità. Voglia di intraprendere. Queste potrebbero essere le tre chiavi di lettura che hanno caratterizzato il recente corso di formazione, organizzato dalle Acli Colf a Roma e dedicato a volontari e nuovi dirigenti.
 
Numerose sono state le provincie che hanno deciso di mettersi in gioco e partecipare, nella prospettiva di un maggior impegno sui territori e di un più determinato rilancio dell'attività associativa delle Acli Colf.
 
Durante il percorso si sono tenute delle lezioni "tecniche" sulle norme che disciplinano la materia del lavoro e il CCNL, grazie ai contributi di Federica Suardi e Marco Calvetto. A Franco Bertin, invece, è toccato un approfondimento sui principi della disciplina previdenziale delle colf.
 
Non sono però mancati anche momenti di natura più "colloquiale" e associativa: è stato il caso di Emiliano Manfredonia, Responsabile dello Sviluppo Associativo delle Acli, con cui i partecipanti si sono interfacciati presentandosi e offrendo spunti di riflessione condivisa; gli interventi serali di Stefano Tassinari e Paola Vacchina, i quali hanno consentito ai presenti di potersi raccontare e di misurarsi con lo spirito profondo che sin dalle sue origini ha animato il lavoro delle Acli Colf. Inoltre i gruppi di lavoro in cui i corsisti sono stati suddivisi hanno rappresentato un laboratorio nel quale confrontarsi e produrre nuove idee. L'intervento conclusivo, poi, di Gianni Bottalico, Presidente delle Acli Nazionali, ha consentito non solo di riflettere sulle sfide, difficili ed impegnative, che il futuro riserverà, ma anche sullo stretto legame tra l'Associazione e le Acli Colf.

19 novembre 2015

Le famiglie e la domanda di servizi di assistenza

Ieri mattina, in occasione del convegno "Sostenere il welfare familiare", svoltosi a Roma, sono stati illustrati alcuni dati che consentono di fotografare la realtà attuale delle famiglie italiane analizzate nelle loro fragilità, nelle loro prospettive demografiche, nelle loro capacità economiche e nel loro rapporto con la domanda di assistenza.
 
Proprio in merito a questo ultimo aspetto è emerso che l'8,3% delle famiglie italiane si avvale, nel 2015, di servizi di assistenza e collaborazione domestica : parliamo di oltre 2 milioni di nuclei familiari! Il reclutamento dei collaboratori avviene nel 94% dei casi attraverso amici e conoscenti
 
Purtroppo, la stragrande maggioranza delle famiglie che si rivolgono alle prestazioni di collaboratori domestici non riceve alcuna forma di sostegno: non è cosa da poco se consideriamo che tale spesa incide per il 30% sul reddito disponibile. Questo comporta, nel 50% dei casi, che le famiglie riducano altre voci di spesa: ciò talvolta spinge non solo a intaccare i risparmi, ma anche verso forme di indebitamento!

Per maggiori informazioni, cliccare qui

18 novembre 2015

Il fenomeno del "trafficking": uno sfruttamento invisibile

Il fenomeno del "trafficking", ovvero la tratta di essere umani, colpisce ogni anno milioni di uomini, donne e financo bambini. Nel 2008 le Nazioni Unite hanno stimato che circa 2,5 milioni di persone, provenienti da 127 paesi differenti - per lo più Stati interessati da eventi bellici o comunque in situazioni di grave difficoltà economica-finanziaria -, sono state vittime di questa tratta. Un trend purtroppo in crescita che, nella sola Europa, conta ogni anno almeno 800 mila persone coivolte in ogni genere di sfruttamento, dalla sfera sessuale a quella lavorativa.

Il fenomeno del "trafficking" è stato oggetto di analisi da parte delle Acli Colf già nel 2011. Nella pubblicazione "Colf d'Italia. 150 anni di lavoro domestico per raccontare l'Italia che cura", insieme alla dott.ssa Maria Grazia Giammarinaro, relatrice speciale delle Nazioni Unite, si è esaminato questo sfruttamento invisibile, mettendo in luce i principali canali attraverso cui esso prende forma, gli elementi di vulnerabilità che ne favoriscono la diffusione, ma anche le modalità di prevenzione e di auto-organizzazione per potersi difendere e avviare una politica di denuncia. In particolare ci si è soffermati sulla situazione italiana dove fortunatamente, anche grazie ad una solida tradizione sindacale e legislativa (si pensi alla Legge n. 339 del 2 aprile 1958 "Per la tutela del rapporto domestico"), i fenomeni di servitù domestica sono piuttosto marginali.

Per approfondire, si rimanda alla lettura dell'articolo de "La Repubblica".

12 novembre 2015

La colf in gravidanza matura ferie e TFR

L'assistente familiare di mia madre mi ha comunicato di essere incinta: vige il divieto di licenziamento anche per colf fino ad un anno di età del bambino? Come devo comportarmi con la retribuzione e i contributi?

Anche per le assistenti familiari vige il divieto di licenziamento in gravidanza, che differisce però da quello delle altre lavoratrici, per la durata: recita infatti l'art. 24 del Ccnl “Dall'inizio della gravidanza, purché intervenuta nel corso del rapporto di lavoro, e fino alla cessazione del congedo di maternità, la lavoratrice non può essere licenziata, salvo che per giusta causa”. Quindi il divieto di licenziamento della lavoratrice domestica si protrae solo fino alla fine del periodo di congedo obbligatorio, e non prosegue fino al compimento di un anno di età del bambino. La lavoratrice in stato di gravidanza dovrà semplicemente consegnare il certificato medico da cui si evince la data presunta del parto, e che farà fede per il conteggio dell'inizio del periodo di congedo obbligatorio, in cui la lavoratrice deve obbligatoriamente astenersi da ogni attività lavorativa.

Tale periodo:

– inizia 2 mesi prima la data presunta del parto, salvo che vi siano pericoli per la gravidanza, nel qual caso la lavoratrice chiederà di accedere alla maternità anticipata, come previsto dall'art. 17 Legge 151/2001, oppure salvo che, la lavoratrice chieda esplicitamente di posticipare l'inizio del periodo di astensione fino a 1 mese prima della data presunta del parto;

-        si protrae per il periodo eventualmente intercorrente tra tale data e quella effettiva del parto;

-        termina 3 mesi dopo la data del parto, salvo che la lavoratrice abbia optato per la flessibilità del congedo,  posticipando l'inizio del periodo di astensione a 1 mese prima del parto, nel qual caso si estende fino a 4 mesi dopo;

Per tale periodo la lavoratrice potrà fare domanda all’INPS per ottenere l’indennità di maternità, che coprirà l’80% della retribuzione globale di fatto, ed è assistita dalla contribuzione figurativa: durante tale periodo il datore di lavoro sospenderà infatti sia la contribuzione che la retribuzione,  che saranno a carico dell’INPS, ad esclusione di ferie e TFR per l'intero importo, e tredicesima, per la parte che residua (ovvero il 20%, visto che l'INPS eroga l'80% della retribuzione globale di fatto)
 
La maternità è uno dei motivi per cui l’art. 7 Ccnl prevede espressamente la possibilità di stipulare con altra lavoratrice un contratto a tempo determinato, che eventualmente, nel caso in cui la lavoratrice non si sentisse di rientrare, può essere convertito a tempo indeterminato.
 
Il nuovo Ccnl ha rafforzato la tutela contro i licenziamenti della lavoratrice madre, introducendo un nuovo art. 39 secondo cui: “I termini di preavviso di cui al comma precedente, saranno raddoppiati nell’eventualità in cui il datore di lavoro intimi il licenziamento prima del trentunesimo giorno successivo al termine del congedo per maternità”. Quindi nel caso in cui, al termine del congedo obbligatorio, alla scadenza dei tre mesi successivi al parto, il datore di lavoro intimi il licenziamento entro i successivi 30 giorni, dovrà osservare un preavviso doppio rispetto a quello ordinario.

10 novembre 2015

Le Acli Colf promuovono un percorso formativo rivolto a volontarie/i e nuove/i dirigenti

Dal 19 al 21 novembre, presso la struttura di CasAcli di via Vicolo del Conte 2 (Roma), le Acli Colf organizzeranno un corso di formazione rivolto a volontarie/i e nuove/i dirigenti.
Il percorso dal titolo "Il lavoro che cura. Associazione e diritti per un lavoro domestico e di cura dignitoso" - svolto in collaborazione con le Acli ed il Patronato Acli - mirerà non solo a individuare nuove piste di lavoro per migliorare e implementare la missione associativa delle Acli Colf, ma anche a fare luce e chiarezza su alcuni temi centrali inerenti la normativa del lavoro domestico.

9 novembre 2015

Acli Colf di Varese: la proiezione del video "Più forte della paura" per riflettere sull'attività delle volontarie

L'appuntamento è per domenica 15 novembre, alle ore 15: le Acli Colf di Varese proietteranno il video progetto "Più della paura", ideato e curato da Maria Hayday e Giovanna Lumiera.
 
La proiezione è una raccolta di interviste e riflessioni che, con un bell'intreccio, raccontano sia le attività svolte dalle volontarie del circolo Acli Colf di Varese, sia le esperienze di uomini e donne che vengono  a contatto con tutti i servizi offerti dalle Acli.
 
Il programma del pomeriggio, che si terrà in via Speri della Chiesa 9 (3° piano), sarà allietato anche da una merenda per stare tutti insieme più allegramente.

5 novembre 2015

Anche per le colf sussiste il divieto di licenziamento in gravidanza

Lavoro come collaboratrice domestica presso una famiglia di anziani e ho da poco saputo di essere in gravidanza: il datore di lavoro può licenziarmi?

Ha fatto molto scalpore la sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 2 settembre 2015 n. 17433, rimbalzata tra i network in rete come la dichiarazione da parte della Suprema Corte di una assoluta liceità del licenziamento delle lavoratrici domestiche in gravidanza.


In realtà la Corte di Cassazione ha semplicemente rilevato come il divieto di licenziamento non è previsto dalla legge come illecito, in quanto l'art. 62 della Legge 151/2001, di tutela della maternità, esclude le lavoratrici domestiche da quella particolare tutela che vieta ai datori di lavoro il licenziamento dall'inizio della gravidanza fino ad un anno di età del bambino. Così come del resto le dimissioni in gravidanza non sono assistite da quella particolare tutela che impone la “convalida”, con apposita dichiarazione presso la Direzione Territoriale del Lavoro, per le lavoratrici nel settore imprese.
 
Ciò però non significa che il licenziamento della lavoratrice in gravidanza sia “lecito” e manchi di ogni tutela.
 
Innanzitutto è il Ccnl che prevede il divieto di licenziamento: l'art. 24 recita “Dall'inizio della gravidanza, purché intervenuta nel corso del rapporto di lavoro, e fino alla cessazione del congedo di maternità, la lavoratrice non può essere licenziata, salvo che per giusta causa”.

In secondo luogo, il sistema normativo vigente, comprensivo dei principi costituzionali di tutela della famiglia e della maternità (art. 31) nonché di parità di trattamento (art. 37), prescrive la realizzazione di una tutela sostanziale della lavoratrice in gravidanza, che passa necessariamente dal divieto di licenziamento: proprio sulla base di questi principi sia la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 86/1994, sia la Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 6199/98, hanno avuto modo di sottolineare che la specialità del rapporto di lavoro domestico, legata al fatto di essere destinata a soddisfare le esigenze domestiche del datore di lavoro e della sua famiglia, non vale ad escludere in modo assoluto ed aprioristico l'applicabilità la normativa dettata per il lavoro nella impresa, e in particolare quella sulla tutela della maternità.
 

 
Esiste infatti una regola generale di protezione, di cui all'art. 2110 cod. civ., che impone, in assenza dell'applicabilità di normative speciali, come appunto la Legge 151/2001, la sospensione dell'obbligo della prestazione di lavoro e il diritto alla conservazione del posto, due elementi riconosciuti come indispensabili per assicurare l'effettiva tutela della lavoratrice in gravidanza, come del resto previsto da molte convenzioni internazionali ratificate dall'Italia, da ultimo la Convenzione Ilo C189 del 2011, e prima ancora la Convenzione Ilo C103 ratificata nel 1970, cui si affianca la Direttiva 76/207 sulle pari opportunità, nonché la Carta Sociale Europea ratificata nel 65.
 

 
In definitiva, pur se non espressamente previsto dalla Legge 151/2001, vige un divieto di licenziamento in gravidanza anche per le lavoratrici domestiche, che si differenzia da quello delle altre lavoratrici esclusivamente per la durata, e che viene pacificamente identificato con il periodo di astensione obbligatoria dal lavoro o congedo di maternità, per evidenti ragioni di equità e parità di trattamento.
 

2 novembre 2015

L'11 novembre un workshop per esaminare le risposte politiche europee contro lo sfruttamento dei lavoratori domestici


Mercoledì 11 novembre, presso San Domenico di Fiesole (Via delle Fontanelle 18), in provincia di Firenze,si terrà il workshop sullo sfruttamento nel lavoro domestico.
 
L’incontro, organizzato sotto gli auspici del progetto DemandAT e in collaborazione con il progetto TRAFFICKO, si propone di valutare criticamente le forme che lo sfruttamento può assumere nel settore del lavoro domestico, analizzando le risposte politiche adottate in Italia e in altri sei paesi europei (Belgio, Cipro, Francia, Grecia, Paesi Bassi e Regno Unito) per fronteggiare questa emergenza che colpisce, tra le mura domestiche, migliaia di lavoratori.

Per chi volesse approfondire i contenuti del workshop, che sarà tenuto in italiano e inglese con traduzione simultanea, può consultare il programma