In questo periodo di crisi e di difficoltà nel mondo del lavoro, tornano a farsi sentire in modo preponderante storie di donne e di uomini, i cui diritti vengono abusati già al momento dell'instaurazione del loro rapporto di lavoro, magari precario e poco tutelato.
Il tema delle dimissioni in bianco quale arma di ricatto, di sfruttamento, di mancato riconoscimento del lavoro come valore per costruire il bene comune, è diventato nuovamente terreno di riflessione per parlare di diritti dei lavoratori. Contro le dimissioni in bianco hanno promosso una petizione un gruppo di donne che rappresentano vari mondi ed esperienze lavorative, che seppur diverse, si trovano insieme per ribadire e a lottare per una maggiore giustizia sociale e lavorativa.CONTRO LE DIMISSIONI IN BIANCO
Siamo 188 donne autorevoli e determinate a difendere la dignità e l'autonomia femminile. Stiamo infatti chiedendo alla Ministra del Lavoro e delle Pari Opportunità Elsa Fornero di ripristinare la legge 188 del 2007 che impediva la pratica delle finte dimissioni volontarie, le dimissioni “in bianco”, fatte firmare al momento dell'assunzione per essere utilizzate quando quel lavoratore avrà una lunga malattia, quella lavoratrice si sposerà o all'inizio di una gravidanza.
È una pratica che colpisce soprattutto le giovani donne e che si può considerare, in termini generali, un abuso contro lo Stato di diritto.
Ci teniamo a ricordare tre cose: 1) la legge non rappresenta un onere economico per la collettività e può essere applicata, utilizzando le tecnologie informatiche, con procedure semplicissime; 2) la legge fu approvata da un arco ampio di forze politiche ma subito abrogata dal governo Berlusconi nel maggio 2008; 3) proseguire nell'assenza di una norma può spingere i datori di lavoro più spregiudicati a perseverare nell'ingiustizia.