25 giugno 2015

Colf: in caso di licenziamento è dovuto il preavviso

A causa di grosse difficoltà economiche, devo licenziare la mia colf. Quanto preavviso devo dare? Durante il preavviso è comunque obbligata a lavorare?
Il rapporto di lavoro domestico è dominato dalla regola del “recesso ad nutum” ovvero “a semplice richiesta” salvo obbligo del preavviso, che il Ccnl individua all’art. 39:
“Il rapporto di lavoro può essere risolto da ciascuna delle parti con l'osservanza dei seguenti termini di preavviso:
·         per i rapporti non inferiori a 25 ore settimanali:
-           fino a 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 15 giorni di calendario;
-           oltre i 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 30 giorni di calendario.
I suddetti termini saranno ridotti del 50% nel caso di dimissioni da parte del lavoratore.
·         per i rapporti inferiori alle 25 ore settimanali:
-           fino a 2 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 8 giorni di calendario;
-           oltre i 2 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 15 giorni di calendario.
Durante il periodo di preavviso, il lavoratore continuerà a prestare la sua attività lavorativa, salvo che il datore di lavoro preferisca corrispondere al lavoratore l’indennità sostitutiva, pari “alla retribuzione corrispondente al periodo di preavviso non concesso”.
Tuttavia, dispensare il lavoratore dall’obbligo di lavorare durante il preavviso, può comportare degli svantaggi per il lavoratore: il rapporto di lavoro viene immediatamente a cessare, e il lavoratore perde gli eventuali benefici che avrebbe potuto conseguire qualora il rapporto di lavoro fosse proseguito, sia pure solo fino alla scadenza del preavviso.
E’ possibile, dunque che il lavoratore possa essere interessato a lavorare durante il preavviso. In ogni caso il lavoratore non può, senza il consenso del datore di lavoro, pretendere di non effettuare la prestazione lavorativa, ricevendo in cambio l’indennità. Allo stesso modo, il datore di lavoro non può, senza il consenso del lavoratore, pretendere che quest’ultimo non lavori, accontentandosi di ricevere l’indennità.
Dunque il datore di lavoro può dispensare il lavoratore dall’obbligo di lavorare, previo accordo con il lavoratore.