24 giugno 2017

"Colf e badanti: il lavoro dignitoso inizia in casa". Sintesi di un convegno ricco di contenuti



Si è tenuto a Roma il 16 giugno, in occasione del 6° anniversario dell’adozione da parte dell’ILO della Convenzione Internazionale sulle lavoratrici e lavoratori domestici del 2011, il Convegno promosso dalle Acli Colf in collaborazione con Caritas Internationalis, presso la Casa Internazionale delle Donne.
Il convegno ha voluto porre l’attenzione sul lavoro domestico la cui dignità comincia proprio dal suo riconoscimento come vero lavoro.

Le Acli Colf - ribadisce Raffaella Maioni, Responsabile Nazionale Acli Colf, - da sempre lottano affinché il lavoro domestico sia riconosciuto al pari delle altre professioni. E’ un vero lavoro e così deve essere trattato. Sappiamo che anche le famiglie datrici di lavoro hanno spesso difficoltà perché sono magari persone sole, anziane. Ma questo non può tradursi nello sfruttamento di una categoria che oggi sostiene il welfare di cura in Italia. Ci vogliono più servizi, più legalità, più reti di cura in cui anche il pubblico faccia la sua parte. Basta lasciare lavoratrici e famiglie e da soli! E’ importante che anche i sindacati si diano da fare per aiutare di più questa categoria!”.

Anche il contributo del dott. Lorenzo Gasparrini, Presidente di Cassa Colf e Segretario generale di Domina, ha sollecitato una politica economica seria di medio e lungo periodo che prevedeva la possibilità di portare in deduzione non solo una parte dei contributi, ma l'intero costo del lavoro, complessivo di retribuzioni e contributi.

Durante il convegno si è fatto anche il punto rispetto alle trasformazioni del lavoro domestico e di cura, a partire dall’intervento della professoressa Sarti, incentrato a chiarire cosa sia realmente accaduto negli ultimi anni in cui il settore della cura si è progressivamente espanso e dove la crisi economica, da un lato, ha messo in difficoltà numerose famiglie e, dall’altra, ha indotto molte italiane a ritornare a fare le badanti.

In particolare il dott. Rocco Lauria, dirigente INPS, ha fornito l’aggiornamento 2017 dei dati del settore domestico in Italia confermando la femminilizzazione del settore, il trend di aumento delle donne italiane in questo settore, la diminuzione delle colf rispetto alla tenuta invece del lavoro di assistenza alla persona.

E' emerso dunque che il totale dei lavoratori domestici registrati all'INPS nel 2016 sono stati 866.747 con un decremento del -3,2% (-27366) rispetto al 2015.
Nel biennio 2015/2016 le assistenti familiari/badanti passano da 379.326 a 379.046. Le colf da 514.304 a 487.272.

Nel triennio 2014–2016 si registra un decremento degli stranieri (-3%), pari a 650.358, con un aumento invece degli italiani (+1%) che risultano essere 216.813. Rispetto al valore totale le donne raggiungono la percentuale più elevata considerando gli ultimi sei anni, ovvero l’88% (763.880), mentre gli uomini si fermano all’11,9% (102.867). Tra i paesi più rappresentativi, l’Europa dell’Est si conferma la zona geografica da cui proviene quasi la metà dei lavoratori stranieri, con 391.800 lavoratori, pari al 45,2%. Segue l’Italia con 216.389, quindi le Filippine (70.375) e l’America del Sud (60.167). Sarebbe interessante approfondire alcuni aspetti comprendendo il dato dell’aumento delle italiane, ovvero se sono “nuove cittadine italiane” oppure donne che hanno ottenuto la cittadinanza italiana.

Maria Capozzi delle Acli Colf di Torino, colf da trent’anni, è intervenuta sottolineando come anche per le italiane sia difficile far valere i propri diritti “Non è facile – dice Capozzi – farsi rispettare. E’ da trent’anni che faccio la colf, ma dobbiamo sempre stare attente anche quando semplicemente chiediamo i nostri diritti. Ogni volta che cambiamo famiglia, datore di lavoro, cominciamo sempre tutto daccapo e la nostra professionalità non viene riconosciuta”.

Tatiana Nogailic (AssoMoldave) e Svetlana Kovalska (Presidente Associazione Donne Ucraine in Italia) hanno evidenziato come oltre al mancato riconoscimento dei diritti, le lavoratrici straniere soffrano la lontananza dal proprio paese e dalle proprie famiglie, dando origine a nuovi problemi come i Children left behind, e la Sindrome italiana. “Ringraziamo l’Italia per averci accolte e per quello che ci ha dato – afferma Nogailic – ma il nostro paese ci manca. Siamo state costrette ad andare via, la nostalgia non ci abbandona mai. Allo stesso tempo il nostro paese non ci aiuta, c’è molta corruzione. Viviamo tante sofferenze”. E continua Kovalska: “Come donne, come mamme, mogli, figlie, il senso di colpa è sempre presente. Vorremmo fare di più per i nostri cari. Per questo cerchiamo di lavorare sempre tanto per mandare i soldi a casa. Purtroppo tante lavoratrici non riescono neanche ad andare dal medico, fare prevenzione e curarsi perché devono lavorare. Questo è un grave problema, come testimoniato dalle percentuali sui tumori, che colpiscono molte delle nostre connazionali lavoratrici domestiche”.

Maria Suelzu di Caritas Internationalis ha invece posto l’accento sulla condizione delle lavoratrici e lavoratori domestici a livello internazionale, dove permangono situazioni di forte sfruttamento fin da giovanissimi. Questo tema è stato affrontato anche da Leeza, di Caritas India, che, nel descrivere la difficile condizione dei lavoratori domestici indiani, ha portato l’esempio di una ragazza di 18 anni suicidatasi dopo anni di schiavitù all’interno di una famiglia. La buona notizia è che in India si sta preparando una prima bozza di legge quadro per regolamentare il settore. Ci vorrà del tempo, ma questo dà una nuova speranza.

Anche se spesso siamo concentrati sulle emergenze umanitarie – afferma Oliviero Forti, Responsabile Immigrazione di Caritas Italianaoggi bisogna riconoscere come anche in maniera più silente vi siano forme di schiavitù e abusi che passano attraverso questo lavoro di cui dovremmo occuparci in maniera maggiore”.

Riprende questo argomento rilanciando l’importanza che i lavoratori domestici si organizzino sempre più e si facciano promotori delle battaglie per i loro diritti, Elizabeth Tang, Segretaria Generale dell’International Domestic Workers Federation. “Organizzarsi in una federazione internazionale – dice Tang – è stato importante per promuovere i movimenti di base e per rendere effettiva la Convenzione ILO 189 che non deve essere solo un pezzo di carta, ma deve favorire leggi e normative a livello nazionale soprattutto in quei paesi dove i lavoratori domestici non possono neanche organizzarsi in forme associative o sindacali

Le Acli Colf in questa giornata hanno annunciato ufficialmente il loro ingresso nell’IDWF per promuovere insieme ad altre 61 organizzazioni a livello mondiale e ad oltre 500mila lavoratrici e lavoratori affiliati, i diritti e la dignità per quasi 2 milioni di lavoratrici e lavoratori domestici e di cura presenti in Italia e per i 67 milioni a livello mondiale. 

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