15 ottobre 2010

Calcio e Balcani, non solo violenza

Calcio e Balcani, non solo violenza
c'è anche chi "gioca" per la pace

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L'ong delle Acli rilancia l'importanza del progetto "Giochiamo per la pace" come controcanto alle tristi vicende dello stadio Marassi da parte della tifoseria serba

Calcio e Balcani, non solo violenza c'è anche chi "gioca" per la paceUN PALLONE di calcio come occasione di incontro e di pace. I recenti incidenti provocati dalla tifoseria serba 1 allo stadio Marassi di Genova sembrerebbero annullare qualsiasi sforzo, ma il calcio della Serbia e dei Balcani non ha solo il volto della violenza. A dimostrarlo è il progetto delle Acli "Giochiamo per la pace", una importante esperienza di sport e pace nei Balcani, realizzata dall'ong delle Acli Ipsia 2. Lo sport, sottolineano i volontari della ong, ha un debito verso la pace nei Balcani: è stato uno dei bastioni che ha resistito più a lungo prima di cedere al "tutti contro tutti" della guerra; e oggi è uno dei luoghi e dei modi in cui una nuova convivenza può e deve essere aiutatata. Giovani bosniaci si stanno impegnando per far crescere, tramite lo sport, germogli di pace fra i bambini e i ragazzi che sono i pilastri futuri su cui costruire una Bosnia di pace.

Avviato nel 1999, il progetto "Giochiamo per la pace" ha raggiunto importanti risultati. Le Acli hanno trasformato i campi sportivi in occasioni di incontro e di formazione per ragazzi, sportivi e allenatori, aiutando a superare le reciproche diffidenze per un futuro di pacifica convivenza.

Con la generosità dei sostenitori sono stati ristrutturati fino a oggi i campi sportivi di Krushe Madhe di Restelica e Stubbla in Kosovo e di Bosanska Krupa e Ribnik in Bosnia. I volontari della ong, in collaborazione con l'Unione sportiva Acli, hanno realizzato campi di animazione per bambini di etnia e religione diversa, corsi di formazione per allenatori sportivi. Negli ultimi due anni, l'esperienza si è legata al progetto "Open Fun Football School" promosso dalla Uefa.