8 settembre 2010

Il ritorno

Ritorno in Albania 
Strada Scutati Titana
 foto rm
di Raffaella Maioni
Le vacanze estive sono anche questo!


Valigie pronte, piene di ogni cosa, si dispongono su marciapiedi di piazze assolate. Si sale e si scende dagli autobus. In silenzio, ordinatamente, lungo rotte note, di andatae di ritorno. Non una, non due, ma più volte. Voli prenotati, posti riservati sui traghetti. Ciascuno seguendo la propria rotta. Si torna acasa.

Anche le assistenti familiari vanno in vacanza. Dopo aver per mesi assistito i nostri anziani ed accudito i nostri bambini, lasciano i loro luoghi di lavoro, ovvero, le nostre case e tornano alle proprie. Tornano a casa, nonostante le difficoltà che spesso incontrano a conciliare i tempi della loro vita personale e familiare con quelli delle famiglie di cui si rendono cura. Partono, nonostante in alcuni casi partire voglia dire spezzare il patto di fidelizzazione che lega lavoratrice e famiglia/datrice di lavoro e che risponde ad esigenze profonde di quest’ultima. Il ritorno è però importante per riannodare i fili di relazioni lontane nello spazio e nel tempo. Tornare ad essere madri dei propri figli, figlie dei propri genitori, cittadine del proprio paese. Dopo che per lungo tempo lo si è stati solo “a distanza”.

L’altra faccia della medaglia.
“In Ucraina ho marito e due figli, una femmina ed un maschio. La più grande lavora,il secondo sta ancora studiando. Appena ho potuto permettermelo ho comprato a ciascuno un cellulare. Così possiamoparlarci tutti i giorni, anche solo due parole, ma voglio sentirli tutti i giorni. E voglio anche che mi scrivano almeno una volta alla settimana.Torno a casa per la prima volta dopo tre anni. Con il lavoro che faccio mi è impossibile muovermi per lunghi periodi. Sai ancor prima di cominciare che quando lavori presso famiglie, quando badi ad anziani o a disabili, ci sono delle regole da rispettare, non puoi muoverti con libertà. Quando entri in una famiglia devi stare attenta. Ma adesso me ne torno a casa per un mese. Con la Signora ne abbiamo parlato tanto. Ci siamo organizzate bene. Ho voluto scegliere io la persona che mi sostituirà. Le ho spiegato tutte le abitudini di questa casa, a che ora far mangiare la Signora, cosa cucinarle, quando darle le pillole per la pressione… Voglio poter star tranquilla. Me ne torno a casa dai miei figli. Ho un rammarico soltanto, che mio marito non ha saputo aspettare ed ha preso un’altra strada.
Io pensavo di poter stare tranquilla, che l’essere venuta in Italia a lavorare per la famiglia potesse bastare. A me per resistere, a lui per aspettare. Ma non sono l’unica cui è successa una cosa simile, dovevo aspettarmelo, essere più attenta. Non dovevo fidarmi delle sue parole rassicurarti. “Non ti preoccupare– diceva – torna quando puoi. Qua stiamo tutti bene, va tutto bene”. Ed invece non andava bene niente. Mia madre, prima che partissi, mi aveva mmonito: non si lasciano gli uomini soli per troppo tempo. Se non torni a casa entro un anno devi venire a prendertelo. Ma il patto era che lui badasse ai figli e così non le ho creduto. E ho fatto male. Adesso vive con un’altra donna. Ma a me rimangono i figli. Adesso vivono da soli. La più grande si prende cura del piccolo, che ha bisogno ancora di essere seguito. E poi ci sono i nonni, anche quelli paterni. Perché ancora oggi non si rassegnano al fatto che il proprio figlio ci abbia abbandonato. Ma io cerco di rassicurarli: non è colpa loro.

E poi per i miei figli ci sono io. E’ vero, riesco a vederli poco. Quando mia figlia si è laureata io non c’ero. Ma ho voluto che mi mandassero delle fotografie. E voglio anche che mi mandino delle cartoline ogni volta che visitano un posto nuovo. Voglio vedere tutto. Non mi basta sentir solo la voce o leggere quello che mi scrivono. Voglio poter vedere. Da che il padre se ne è andato il piccolo non mi parla molto. Al telefono mi ha chiesto di tornare.

Per fortuna mi ha aiutato mia figlia a trovar le parole giuste. Gli ha spiegato che avere un cellulare ed un computer a testa costa. Che a loro non manca niente, che possono contare sui nonni e che hanno una madre che si prende cura di loro. Ma per lei è più facile, è grande…Anche per questo voglio tornare a casa. Non so quel che troverò”.

Ed allora talvolta il viaggio costa fatica. Non è vacanza. Perché se il distacco che segna rotture è raccontato, il ritorno che ricostituisce legami – a volte e lungo rotte non sempre prevedibili – spesso è taciuto.

(Testimonianza raccolta da Anna Cristofaro)

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